I Franchi: dai Merovingi ai Pipinidi – 476-768 d.C.

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In questo articolo trattiamo il regno dei Franchi, dalla epoca dei re Merovingi alla dinastia dei Pipinidi, inaugurata da Pipino il Vecchio.

Il Regno dei Franchi

L’opera di Clodoveo

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C., nella Gallia si erano formati due regni:

  • il regno dei Burgundi;
  • il regno dei Franchi.

 

Il secondo – di cui ci occupiamo – era retto dalla metà del V sec. dalla dinastia dei Merovingi, il cui capostipite fu Meroveo. Ad egli successe Clodoveo (481-511), al quale si legano iniziative politiche e militari importanti:

  • Unificò sotto di sé la Gallia settentrionale e ne indirizzò le popolazioni verso la conversione al cattolicesimo. In questo modo si procurò l’appoggio della Chiesa.
  • Nel 507 sconfisse i Visigoti, che dovettero ripiegare verso i Pirenei. In questo modo Clodoveo pote’ pure impadronirsi della Gallia Meridionale. L’opera di conquista della Gallia ebbe a completarsi grazie ai figli di Clodoveo che sottomisero la Provenza e presero le terre dei Burgundi.

Debolezza del regno dei Franchi e i “re fannulloni”

L’opera di Clodoveo aveva permesso la nascita di un regno dei Franchi che si estendeva all’incirca per tutta l’attuale Francia. Tuttavia il regno franco presentava delle debolezze interne. La prima è l‘incapacità di pensare alle istituzioni politiche come astratte delle vicende degli individui che le presiedono: il regno viene concepito come parte del patrimonio del re, non come istituzione a sé stante. Questo comporta che i regni tendano necessariamente a frammentarsi, poiché secondo la tradizione franca il regno, essendo parte del patrimonio, deve essere diviso tra gli eredi del re. Così, alla morte di Dagoberto, re dei Franchi dal 629 al 639, il regno viene diviso in quattro sottoregni:

  • Neustria a nord-ovest;
  • Austrasia, a nord-est;
  • Borgogna, a sud-est;
  • Aquitania, a sud-ovest;

 

Il regno dei Franchi diviso nei quattro sottoregni
Il regno dei Franchi diviso nei quattro sottoregni

 

Un altro motivo di debolezza del potere centrale è lo stesso sistema feudale.  I re concedono larga autonomia alla nobiltà locale in cambio della fedeltà di quest’ultima. La nobiltà a ben vedere non fa che rafforzare le proprie tendenze autonomistiche e centrifughe cosicché, di fatto, molti monarchi e imperatori, anche in futuro, saranno sempre costretti a sedare ribellioni dei nobili.

L’esautorazione dei Merovingi è accelerata dalla presenza araba nel Mediterraneo, in seguito all’espansione dell’Islam. Se infatti come monarchi potevano disporre di entrate fisse sopratutto dalle città commerciali e costiere con cui comprare la fedeltà dei nobili, ora la presenza islamica rende impossibili i commerci. I re Merovingi, soprannominati i re fannulloni, si ritrovano così del tutto impotenti. Le vere figure di potere emergenti, se pur formaliter, nei regni franchi sono i maestri di palazzo o maggiordomi.

I Pipinidi

Da Pipino il Vecchio a Pipino di Herstal – 640-690

In Austrasia emerge in fatti la dinastia dei Pipinidi. Sebbene originariamente il titolo di maggiordomo non fosse una carica ereditaria, il capostipite, Pipino il Vecchio fece sì che la diventasse. Il nipote di Pipino il Vecchio, Pipino di Herstal riesce a riunire i regni franchi, sconfiggendo la Neustria e consegnando la corona a re Teodorico III, che ha, naturalmente, un potere puramente rappresentativo.

Carlo Martello – 690-741

Un altro esponente prestigiose della dinastia pipinide è certamente Carlo Martello (690-741), figlio di Pipino di Herstal. Al nome di Carlo Martello si lega una delle più importanti battaglie delle storia medievale ed europea in generale, la Battaglia di Poitiers (732 d.C), il cui esito fu la cacciata degli Umayyadi e l’arresto dell’avanzata islamica1. La vittoria permette a Carlo Martello di ottenere il titolo di salvatore della Cristianità.

Regno dei Franchi alla morte di Carlo Martello nel 751
Regno dei Franchi alla morte di Carlo Martello nel 751 – Fonte: Zanichelli

La vittoria aveva reso Carlo Martello cosciente anche della relativa debolezza dell’esercito franco, costituito per lo più da fanti, senza reparti di cavalleria adeguati. Per finanziare la riforma dell’esercito, il maggiordomo-sovrano non esitò a confiscare i beni della Chiesa.

Pipino il Breve – 741-768

A Carlo Martello successero i figli Carlomanno e Pipino il Breve. Carlomanno divenne monaco e, in questo modo, tutto il potere rimase nelle mani di di Pipino il Breve. Data l’oramai affermata insignificanza dei re fannulloni, Pipino si fece eleggere re dei Franchi nel 751 deponendo Childerico, ultimo dei merovingi, che venne rinchiuso in un monastero.

Pipino si concentrò sul miglioramento dei rapporti con la Chiesa, stringendo un’alleanza con il papa Stefano II. Stefano II era minacciato da Astolfo,tre dei Longobardi. Astolfo, che era diventato re nel 749, aveva ripreso la politica espansionistica puntando ai territori dell’Esarcato e della Pentapoli, fino al Lazio. Stefano II quindi si rivolse a Pipino, che grazie al papa, avrebbe potuto sanare la sua illegittima incoronazione. Il pontefice e il re si incontrarono a Ponthion (754) dove Stefano II avrebbe mostrato la Donazione di Costantino2 a Pipino.

Pontefice e re Franco dunque si accordarono e con due discese in Italia, una nel 755 e una nel 756 Pipino sconfigge Astolfo e donna alla Chiesa l’Esarcato, la Pentapoli e il Lazio. Lo Stato della Chiesa si ingrandì significativamente dal piccolo territorio di Sutri donato dal re Longobardo Liutprando.

Pipino morì nel 768 e a lui successe il figlio Carlo Magno.

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