I Longobardi in Italia – 568-728

Longobardi cover

In questo articolo trattiamo di Longobardi in Italia, dalla discesa di Alboino alla donazione di Sutri.

La discesa in Italia del Longobardi

I Longobardi erano un popolo di origine germanica che, nel corso  dei secoli, si era spostato verso l’Europa centrale per poi stabilirsi in Ungheria. Sotto la minaccia dell’avanzata degli Avari, il nuovo re longobardo, Alboino, salito al potere nel 560 d.C., nel 568 discende in Italia, nella Pianura Padana. Pavia, conquistata quattro anni dopo nel 572, diviene la capitale longobarda.

Lo stesso anno però segna l’uccisione di Alboino a causa di una congiura. Seguì il biennale regno di Clefi, anch’egli ucciso da una congiura. Nel 575, grazie ai generali longobardi Zottone e Foroaldo furono fondati i ducati di Spoleto e Benevento. Si delineava quindi una separazione tra i possedimenti italici dei Longobardi. Si possono infatti distinguere una:

  • Longobardia Maior, dalle Alpi alla Toscana;
  • Longobardia Minor, con i ducati di Spoleto e Benevento.

 

Ai Bizantini, con poche risorse da dedicare al contrasto dei Longobardi, impegnati come erano a smorzare le avanzate àvare e persiane, rimanevano invece i seguenti territori:

  • L’Esarcato di Ravenna e la Pentapoli;
  • Il Ducato di Napoli;
  • Puglia e Calabria;
  • Venezia e l’Istria;
  • La Liguria.

 

La situazione è riassunta dalla seguente cartina.La penisola italica divisa tra Longobardi e Bizantini La penisola italica divisa tra Longobardi e Bizantini – Autore: Castagna / CC BY-SA

Esarcato Pentapoli
Il termine deriva dal greco èxarchos, che significa governatore, sia in senso civile che in senso militare. L’esarcato equivale, nell’amministrazione romana, alla prefettura. Con questo termine si indica il distretto dell’esarcato d’Italia comprendente cinque città quali Ancona, Senigallia, Rimini, Pesaro, Fano. Generalmente questa è la Pentapoli marittima, mentre la Pentapoli annonaria o montana è costituita da Gubbio, Jesi, Urbino, Cagli e Fossombrone.

I Longobardi da Autari all’editto di Rotari – 584 – 643

L’organizzazione del regno Longobardo

Il regno dei Longobardi era tutt’altro che unitario. La popolazione era divisa in fare, unità di natura socio-militari in cui si riunivano le famiglie appartenenti ad uno stesso clan. A capo di ogni fara vi era il duca.

Duca
Il termine duca deriva dal latino dux, condottiero, colui che conduce, colui che guida (ducere, condurre). I romani denotavano con questo termine l’individuo che comandava due o più legioni. Per i bizantini era l’amministratore del ducato, mentre per i Longobardi il duca era il capo di una fara e la governava o per conto del Re in Longobardia Maior, o in maniera completamente autonoma, come accadeva nei ducati di Spoleto e Benevento.

I duchi erano gli epicentri di forze centrifughe rispetto al potere centrale del re. Ai duchi infatti spettava il compito di eleggere il re, ma per dieci anni, dal 5741 al 584, non elessero alcun nuovo re, ed anzi rimasero indipendenti tra loro. Solo per fronteggiare la minaccia dei Franchi i duchi longobardi si riunirono ed elessero Autari.

Il regno di Autari durò ben poco. Ben più importante fu la sua sposa, Teodolinda, che, alla morte di Autari nel 589, sposò poi Agilulfo e portò avanti una politica di cristianizzazione del popolo longobardo, che era originariamente pagano.Alla morte di Agilulfo nel 616 il governo passo al figlio Adaloaldo, che però essendo giovanissimo, fu guidato dalla madre Teodolinda sino al 624.

Adaloaldo intese continuare la politica di pacificazione con il papato e con i bizantini, non senza sollevare qualche malumore tra i duchi. Espressione di questo malumore fu la rivolta di Arioaldo, genero di Teodolinda, che portò alla detronizzazione di Adaloaldo nel 625, che morì poi nel 626, seguito rapidamente da Teodolinda nel 627. Arioaldo detenne il potere sino al 636, quando a lui successo Rotari, sovrano noto per l’omonimo Editto.

L’Editto di Rotari – 643

Rotari consolidò il legame tra i Longobardi e il papato e si mostrò tollerante con i cristiani. Il suo nome è legato all’omonimo editto, l’Editto di Rotari (643). L’importanza di questo documento si deve al fatto che esso è la prima raccolta scritta delle leggi del popolo longobardo. In realtà tale Editto non si limitava a presentare in forma scritta le tradizioni germaniche dei Longobardi, ma le univa ad elementi di diritto romano. Le più importanti innovazioni legislative furono l’abolizione della faida e del quidrigildo.

Faida e quidrigildo
Nel diritto germanico, la faida è la possibilità di farsi giustizia da sé, ovvero di riparare una giustizia subita con i propri mezzi. Il quidrigildo era la somma con cui si risarciva il danno, o riparava il torto.

La nascita dello Stato della Chiesa: la donazione di Sutri – 728

Nel 726 ascende alla carica di Imperatore romano d’Oriente Leone III. Leone III era vicino al paulicianesimo e come tale favorevole all’iconoclastia. Dal canto suo, il pontefice Gregorio II rispose con la scomunica degli iconoclasti. La polemica iconoclasta fu del resto anche un pretesto per sollevare la popolazione italica contro i Bizantini, dato il pesante impatto economico delle tasse richieste dall’Impero d’Oriente.

Il re longobardo Liutprando (690-744), di fede cattolica, ergendosi a difensore del papa, ne approfitta per invadere l’Esarcato e la Pentapoli. Riesce a conquistare solo dei territori nel viterbese, ed in particolare Sutri, donando questo possedimento al pontefice, in modo tale da rinsaldare i legame. Al di là delle circostanze storiche, questo episodio, noto come donazione di Sutri, ha rappresentato il primo passo verso la costituzione di uno Stato della chiesa, una dimensione temporale del potere cattolico e papale. Nel 731 Gregorio II muore e gli succede Gregorio III, il quale rinnoverà la condanna dell’iconoclastia.

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