Il Collegio Venturoli

Collegio Venturoli cover

In questo articolo parliamo della storia del Collegio Venturoli, sito a Bologna, in via Centotrecento.

Il Collegio illirico-ungarico

L’edificio che ospita attualmente il Collegio Venturoli è un complesso risalente al Cinquecento, quando ospitava il Collegio Illirico-Ungarico. Le apparenze del complesso definitive sono state ultimate nel Seicento da Giovanni Battista e Giuseppe Torri.

Intorno al 700 furono realizzati da Pizzoli una serie di affreschi riguardanti la storia della Croazia e dell’Ungheria. Del resto la cttà di Bologna, durante il Cinquecento, ebbe intensi rapporti con Zagabria, svolgendo la funzione di un polo di unificazione culturale e formazione civile per l’Europa, attraendo molti studenti da tutto il Continente.

La fondazione del Collegio Illirico-Ungarico fu voluta, nel 1537, da Paolo Szody, che soggiornò a Bologna ed ebbe modo di conoscere il cardinale Bonifacio Ferrero. Apprenzando i vari collegi universitari della città, pensò quindi di dar vita ad un istituto per ospitare studenti delle diocesi croate e ungheresi.

Tali allievi, come pure il rettore dell’istituto, venivano nominati direttamente dalla Cattedrale di Zagabria. Proprio tra gli allievi si possono annoverare quelli che sarebbero diventati in patria importanti funzionari, diffondendo la fama del Collegio.

L’attività del Collegio cessò tuttavia nel 1781, quando Giuseppe d’Austria vietò agli studenti di recarsi all’estero per gli studi.

 

IMMAGINE

IMMAGINE

L’iniziativa di Venturoli

Angelo Venturoli ( Medicina, 1784- Bologna 1821) fu un architetto molto noto a Bologna, che seppe progettare lavori in grado di soddisfare una committenza vastissima, conservando come sua cifra specifica l’eleganza dei suoi edifici. Si pensi ad esempio alla chiesa di San Giuliano, a Palazzo Hercolani o a Villa Malpezzi (Bagnarola).

Proprio su iniziativa di Venturoli nasce l’omonimo Collegio, proprio nell’edificio che ospitava il vecchio Collegio Illirico-Ungarico.

“… Voglio adunque che sia eretto nella Città di Bologna un Collegio d’educazione, a comodo d’instruire Giovani studenti di Belle Arti ed ivi siano mantenuti pienamente, in tanto numero, quanto potrà l’entrata di mia Eredità … questo Stabilimento sarà perpetuo e nominato il Collegio Venturoli …”

Così si legge nel testamento dell’architetto del 1820. Egli inoltre nominò come suoi eredi testamentari il marchese Antonio Amorini Bolognini, il conte Luigi Salina e l’economo Carlo Savini. Questi ultimi, dopo la morte di Venturoli nel 1821, acquistarono l’edificio, sito in via Centotrecento e appartenente alle Carmelitane Scalze, lo restaurarono. In queste opere di restauro e valorizzazione possiamo certamente annoverare l’affresco di Rodolfo Fantuzzi, noto pittore di paesaggi le cosiddette “stanze paese” (paesaggi naturali molto veritieri nel dettaglio ma fantastici e classicheggianti nel complesso), che decorò la parete interna del collegio nel 1824 e, nello stesso anno, Pietro Fancelli (1764-1850) eseguì un murale ad olio con “L’ultima Cena” e con “l’Immacolata” (1824)

Nel 1825 iniziò l’attività del Collegio, che ospitò i primissimi studenti.

L’accesso, per 6-8 ragazzi, era riservato a coloro i quali:

  • Avessero compiuto 12 anni
  • Fossero di religione cattolica
  • Mostrassero una evidente predisposizione per le materie artistiche
  • Provenissero da famiglie di modeste condizioni
  • Superassero alcune prove d’esame atte a testare le loro abilità
Lavori degli studenti
Alcuni studi e lavori scultori degli studenti, visibilli nel magazzino che si affaccia sul giardino (Foto mia).

La vita degli studenti

La giornata degli studenti era organizzata secondo un regolamento:

sveglia alle 7 d’inverno e alle 5 in estate, alle 6 in primavera e autunno; funzione religiosa, colazione e lezioni di materie artistiche dalle 8 alle 12, poi pranzo e ricreazione (giochi dama, scacchi, tombola o palla a mano , bocce se all’aperto o anche lettura e contemplazione opere di artisti), pomeriggio 4 ore di studio materie culturali, poi preghiera e cena alle 17 con lettura di qualcosa di piacevole. Dopo seguiva di nuovo la ricreazione o passeggiate sulle zone collinari nella bella stagione. Un po’ di libero svago dopocena per coricarsi alle 21:30.

Dalle testimonianze di studenti del collegio sappiamo anche che ricevevano dei vestiti che potevano tenere anche una volta usciti.

Sembra anche che la formazione del Collegio fosse molto apprezzata proprio perché multidisciplinare, per dare ai futuri artisti e architetti una preparazione culturale ampia che diventava importante fonte di ispirazione.

Una formazione completa

Una volta entrati nel Collegio, gli studenti vi rimanevano sino ai 20 anni. Non dobbiamo però pensare che l’istituto fornisse ai suoi studenti soltanto una formazione in campo artistico. Era fondamentale anzi che essi avessero anche un’importante formazione in campo umanistico e scientifico. Infatti, al primo piano dell’istituto è presente il “Gabinetto delle Arti e delle Scienze”, in cui è possibile apprezzare una strumentazione scientifica per esperimenti di chimica e fisica, astronomia e fotografia, come pure una ricca raccolta di minerali e alcuni esemplare di volatili impagliati, etichettati in latino, in italiano e in bolognese.

A questo bisogna aggiungere un raro e prezioso manichino del Settecento in legno e 605 tasselli di marmo della collezione di Venturoli, molto attento alla policromia architettonica.

Galleria delle arti e delle scienze
Galleria delle arti e delle scienze in cui sono visibli la strumentazione scientifica, il manichino, i tasselli marmorei e gli uccelli impagliati.

Il Collegio Venturoli e Rubbiani (1888-1913)

All’interno del portico inferiore è visibile un’iscrizione commemorativa dedicata a Alfonso Rubbiani, posta in occasione del decimo anniversario della sua morte. La targa presenta un medaglione bronzeo con il profilo di Alfonso Rubbiani, scolpito da Giuseppe Romagnoli, ex-allievo del Collegio. L’epigrafe elogia le straordinarie qualità di maestro ed educatore di Rubbiani e l’autore del testo epigrafico è indicato come A.M. Z., le iniziali dell’amministratore del Collegio, conte Ingegnere Antonio Masetti Zannini.

Tra le attività di Rubbiani, possiamo evidenziare il suo background culturale e artistico, i suoi contributi al restauro di monumenti storici e il suo coinvolgimento in iniziative culturali e giornalistiche a Bologna. Si deve menzionare anche il suo ruolo nei restauri di edifici storici come la chiesa di San Martino Maggiore e il castello di San Martino in Soverzano.

Nonostante la lunga durata del suo incarico come amministratore, ci siano pochi documenti autografi di Rubbiani che testimoniano il suo contributo al Collegio Venturoli. Tuttavia, vengono menzionati alcuni documenti e corrispondenze tra i membri del Consiglio del Collegio, nei quali Rubbiani espone le sue opinioni e proposte riguardo all’istruzione artistica dei giovani allievi del Collegio.

Rubbiani ha anche svolto un ruolo nell’ambito dell’istruzione artistica e della formazione dei giovani artisti all’interno del Collegio Venturoli, concentrandosi sul suo coinvolgimento nella definizione del programma didattico e della metodologia d’insegnamento, con particolare attenzione al disegno del corpo umano e degli oggetti.

Rubbiani è riconosciuto e apprezzato per la sua personalità sincera e cordiale, nonché per la sua abilità nel gestire i giovani studenti nonostante i loro comportamenti contrastanti. Durante la sua giovinezza, ha anche svolto diversi ruoli politici, sociali e culturali, ampliando così le sue competenze. In età matura, ha sviluppato competenze nell’arte storica e contemporanea, utilizzate per restaurare importanti opere d’arte nel centro storico di Bologna. Non dobbiamo dimenticare la capacità dello stesso nell’instaurare relazioni con influenti figure dell’arte e della cultura, contribuendo a far entrare nel Collegio Venturoli importanti promotori dell’arte contemporanea. Tra questi: il conte Francesco Cavazza, il pittore Raffaele Faccioli e il decoratore Achille Casanova.

Il Collegio Venturoli nella prima metà del Novecento

Il Collegio conobbe un grave periodo di crisi nella prima metà del Novecento, in concomitanza allo scoppio delle guerre mondiali.

Nel 1915 gli allogi degli studenti furono destinati agli ufficiali dell’esercito, mentre il piano terra ospitava alcuni comitati di guerra. Tra le due guerre il Collegio conobbe una importante crisi finanziaria, mentre, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, esso divenne per molti anni rifugio per gli sfollati.

Il Collegio Venturoli nella seconda metà del Novecento

Bisognerà attendere gli anni Cinquanta per vedere migliorare le sorti dell’Istituto. Liberati i locali dagli sfollati, l’edificio viene nuovamente restaurato. Alcuni locali vengono uniti, dando così vita ad una Galleria in cui venivano esposte le opere degli allievi. Il Collegio è ora diventato la Fondazione Venturoli, che finanzia gli artisti vincitori del bando. Il bando è finalmente aperto anche alle artiste. Agli studenti non venga più offerto vitto e alloggio, essendosi anche alzata l’età media (18-30). Tuttavia esso lascia a disposizione dei giovani artisti spazi da utilizzare come studio.

I lasciti visibili nel cortile interno

Riportiamo di seguito due statue visibili nel cortile interno del Collegio Venturoli.

Il guidatore di sulki
Il guidatore di sulki – Opera in bronzo dell’artista bolognese Farpi Vignoli. Tale opera fu premiata in occasione delle Olimpiadi del 1936 in Germania (Foto mia).
Il caprone dello scultore contemporaneo Davide Rivalta.
Il caprone dello scultore contemporaneo Davide Rivalta (Foto mia).

La mia esperienza con il FAI

Il Collegio Venturoli è stata la mia prima esperienza di volontariato con il Fondo Ambiente Italiano, durante la giornata di apertura FAI del 15 ottobre 2023. Ho svolto il ruoto di cicerone (o narratore), accompagnando molti visitatori negli spazi dell’edificio e illustrando la storia, le caratteristiche e il patrimonio artistico e culturale del Collegio. Quest’esperienza è stata davvero ricca e interessante e sicuramente parteciperò ad altre giornate.

Invito tutte le persone che hanno a cuore il patrimonio paesaggistico, culturale e artistico del nostro Paese a contribuire a questa Fondazione.

Lascia un commento