Piaget e l’epistemologia genetica

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In questo articolo introduciamo uno dei più importanti psicopedagogisti, il francese Jean Piaget (1896-1980), e illustriamo la teoria dell’epistemologia genetica. Lo psicologo può anche essere considerato un precursore del costruttivismo.

Piaget e Kant

Il punto di partenza della riflessione di Piaget è il pensiero di Kant. Secondo Kant la conoscenza sorge dai contributi dell’esperienza organizzati mediante le categorie dell’intelletto.

Kant fornisce un elenco di 12 categorie. Piaget, dal canto suo, crede che le categorie, da lui chiamate schemi di funzionamento, non siano in un numero fisso né siano sempre le stesse. Esse infatti mutano nel tempo.

Tali mutazioni dipendono dall’interazione tra il soggetto e l’ambiente. Questa interazione è reciproca: l’ambiente influenza e modifica gli schemi del soggetto. Il soggetto a sua volta modifica l’ambiente. Il nome epistemologia genetica è indicativo proprio di questa dinamica. L’epistemologia studia il modo in cui si forma la conoscenza, mentre l’attributo “genetica” sta ad indicare che essa si evolve dal semplice al complesso.

Come si costruisce la conoscenza?

Come abbiamo detto, la conoscenza per il pedagogista, sorge nel momento in cui vi è interazione tra soggetto e ambiente. Il soggetto conosce quando trasforma l’ambiente con la sua azione. Piaget distingue due tipi di azione:

  • reale: qualsiasi azione concreta che il soggetto compie nell’ambiente. Ad esempio, un bambino che lancia un oggetto.
  • interiorizzata: non è un’azione concreta, ma avviene nella dimensione mentale. L’azione è indirizzata infatti non ad oggetti, ma alle rappresentazioni mentali di essi. Una azione interiorizzata può poi essere la base per una reale.

 

Gli invarianti funzionali

Secondo Piaget esistono delle azioni che si ripetono per tutta la vita del soggetto, in tutte le sue fasi evolutive. I principi che guidano queste azioni sono chiamate dallo studioso invarianti funzionali.

Il primo tra questi è il principio di organizzazione. In base al principio di organizzazione, ogni soggetto tende a organizzare la propria conoscenza in uno schema concettuale coerente.

Il principio di organizzazione è strettamente collegato con il principio di adattamento. In poche parole, se l’organizzazione crea delle strutture, l’adattamento modifica quelle strutture in base all’interazione del soggetto con l’ambiente. L’adattamento poi si articola in due processi che sono, a loro volta, strettamente collegati:

  • l’assimilazione: essa avviene quando nuove conoscenze possono essere inquadrate in modo coerente in strutture già esistenti.
  • l’accomodamento: esso avviene quando nuove conoscenze per essere inquadrate in modo coerente richiedono la modifica di strutture già esistenti o la creazione di nuove strutture.

 

La capacità di porre in equilibrio questi due processi viene definita da Piaget come comportamento intelligente.

Le strutture variabili

Come abbiamo visto, le strutture sono soggette a cambiamento ogni qual volta il soggetto debba adattarsi all’ambiente. In questi casi si parla di strutture variabili. Comprendere come le strutture mentali cambino è il modo principale in base al quale interpretare lo sviluppo mentale del bambino.

Piaget afferma che sin dalla nascita è possibile ravvisare schemi cognitivi e comportamentali. I primissimi schemi sono chiamati schemi d’azione e coincidono con i riflessi. Ad esempio il riflesso di suzione, legato all’allattamento, o di prensione, ovvero il prendere in mano gli oggetti.

Man mano che lo sviluppo cognitivo del bambino procede sorgono i primi schemi mentali, che si organizzeranno via via in strutture mentali coerenti. Per approfondire gli stadi dello sviluppo cognitivo dei bambini ti consigliamo di leggere questo articolo.

 

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