Darwin e la teoria dell’evoluzione – 1809-1882

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In questo articolo trattiamo il pensiero di Charles Darwin (1809-1882), ed in particolare la teoria evoluzionistica.

L’evoluzionismo prima di Darwin

Nell’antichità

Cosa ci porta ad una tale estrema varietà di organismi viventi? Cosa ha causato un tale esorbitante numero di forme di vita, dalle più elementari alle più complesse?

Queste domande non furono certamente concepite per la prima volta dallo scienziato inglese. La risposta più semplice, e per certi versi anche sbrigativa, è quella della religione. Tale risposta è nota come fissisimo:

Il fissismo, similmente al geocentrismo, si impose soprattutto a causa della diffusione del cristianesimo. L’alternativa al fissismo è certamente l’idea che le specie cambino nel tempo. Già nella Grecia antica, ed in particolare nella scuola ionica, alcuni pensatori svilupparono alcune concezioni che potremmo definire proto-evoluzionistiche. Anassimandro scrisse infatti:

Dall’acqua e dalla terra riscaldate nacquero o dei pesci o degli animali molto simili a pesci; in questi concrebbero gli uomini, e i feti vi rimasero rinchiusi fino alla pubertà. Quando questi si spezzarono, allora finalmente ne uscirono uomini e donne che potevano già nutrirsi.

Ancora, il fisico pluralista Empedocle, arrivava a delineare una sorta di meccanismo di selezione naturale:

All’inizio sulla terra spuntarono teste senza colli, ed erravano braccia nude prive di spalle, vagavano occhi soli sprovvisti di fronti. E poi molti esseri nascere con doppie facce e petti, e buoi con facce d’uomini, o invece sorger busti umani con teste bovine, e forme miste di maschi e di femmine, provviste di membra villose.

Nell’Età Moderna

Durante l’età moderna, ed in particolare tra Settecento e Ottocento, diversi studiosi misero in discussione il fissismo. Tra di essi bisogna certamente ricordare  Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon (1707-1708) e, successivamente anche Étienne Geoffroy Saint-Hilaire (1772-1844) e Jean-Baptiste Lamarck (1774-1829). Interessante è la teoria di quest’ultimo secondo cui l’uso sviluppa l’organo1.

La teoria evoluzionistica

Spieghiamo adesso la teoria di Darwin dell’evoluzione. Essa poggia su due pilastri:

  • in ogni ambiente si assiste ad una lotta tra gli esseri viventi, dovuta allo scarto tra la crescita delle risorse (aritmetica) e la crescita della popolazione (geometrica)2. Non essendovi risorse per tutti, qualcuno dovrà soccombere/estinguersi.
  • le specie si modificano nel tempo. Alcuni di questi cambiamenti, del tutto casuali, possono favorire un individuo in un certo contesto ambientale o sfavorirlo.

 

Da questi due punti emerge chiara la seguente considerazione. Tutti quegli individui che presentano cambiamenti che hanno un impatto positivo nella lotta di quegli individui per la sopravvivenza, sono anche quei cambiamenti che ne favoriranno la riproduzione, e dunque la trasmissione di quegli stessi cambiamenti.  La natura opera quindi una selezione, la selezione naturale, che permette la sopravvivenza di quegli individui maggiormente adattatisi all’ambiente, sancendo l’estinzione di quelli meno adattatisi.

La differenza tra l’evoluzionismo di Lamarck e quello di Darwin: l’esempio della Giraffa

L’impatto della teoria

L’uomo stesso, secondo Darwin, non è avulso dalla selezione naturale. La specie umana si è evoluta da una qualche specie ancestrale, molto simile alle scimmie antropomorfe attuali, di cui pure era antenata. Non è pertanto un caso che l’uomo moderno condivida con alcune specie di scimmie superiori oltre il 95% del DNA.

Darwin certamente non conosceva il DNA,  tuttavia lo scienziato, certo della prossimità tra uomo e scimmie, affermava che:

non esiste alcuna differenza fondamentale tra l’uomo e i mammiferi più elevati per ciò che riguarda le loro facoltà mentali.

Torniamo però nell’Ottocento. Affermare che le specie si modificassero, che lo facessero secondo un meccanismo cieco, afinalistico e, infine, che l’uomo discendesse o avesse una qualche “parentela” con le scimmie ebbe certamente effetti sconvolgenti.

Darwin ne era certamente cosciente. Concependosi solo e soltanto come uno scienziato, non si espresse mai pubblicamente su temi filosofici o religiosi. Lo fece solo in messaggi e lettere privati. In una lettera del 1879 un oramai anziano Darwin scrisse

la descrizione più esatta del mio stato di spirito è quella dell’agnosticismo.

Il dibattito di Oxford – 1860

Il termine agnosticismo era stato coniato una decina d’anni prima da Thomas Henry Huxley (1825-1895), che come Darwin avversava le teorie fissiste. Huxley divenne poi un accesissimo sostenitore della teoria di Darwin. Infatti, proprio Huxley, insieme ad un altro amico di Darwin, Joseph Dalton Hooker, parteciparono ad un famoso dibattito tenutosi ad Oxford il 20 giugn0 1860. I due si confrontarono con il vescovo anglicano Samuel Wilberforce, feroce oppositore delle teoria evoluzionistica.  Famosa è la provocazione del vescovo verso Hooker, come altrettanto se non più famosa fu la sferzante risposta di Huxley:

Di grazia, lei discende da una scimmia per parte di madre o di padre?

Se dovessi scegliere per mio antenato tra una scimmia e un uomo che dispone di molti mezzi e autorità e che tuttavia fa uso di queste facoltà e della sua influenza per il solo scopo di introdurre il ridicolo in una seria discussione scientifica, manifesto senza esitare la mia preferenza per la scimmia.

La teoria darwiniana come nuova rivoluzione copernicana

Non può non venirci in mente il Dialogo di Galilei. Proprio come la teoria copernicana aveva stravolto quelli che erano oramai considerati dogmi indiscutibili ed autoevidenti, ponendo la Terra al pari degli altri corpi celesti, così la teoria darwiniana, aveva ridimensionato la l’eccezionale dignità ontologica dell’uomo, ponendolo al pari degli altri animali.

Il darwinismo sociale

Un dibattito sensatamente ancora aperto?

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