La Scuola jonica di Mileto: da Talete a Ippone l’ateo

La Scuola Jonica di MIleto

In questo articolo trattiamo la Scuola Jonica di Mileto, analizzando il pensiero dei suoi esponenti: Talete, Anassimandro, Anassimene e Ippone l’Ateo.

Talete di Mileto 

La vita

Talete (641-546 a.C.) fu il fondatore della scuola jonica di Mileto. Fu un uomo politico, un astronomo, un matematico, un fisico e ovviamente un filosofo. Come uomo politico spinse gli Jonici a unirsi in uno stato federativo, la cui capitale era Teo. Come astronomo, tradizione vuole che egli predisse un’eclissi solare, ma difficilmente si può sostenere che tale previsione fosse dovuta a calcoli. In qualità di matematico gli si attribuiscono diversi teoremi , di cui il più noto porta il suo nome, sebbene sia molto difficile sostenere che egli dimostrò questi teoremi nel senso odierno di dimostrazione, ma, al più, come dimostrazione è possibile che venisse presa per buona la semplice evidenza empirica di alcune costruzioni geometriche. Del resto, la matematica di Talete era per lo più una matematica applicata all’agrimensura ed è così che comunemente la matematica veniva pensata dall’uomo greco.

Secondo la testimonianza di Aristotele , egli fu un abile imprenditore agricolo, sfruttando le sue conoscenze meteorologiche e di astronomia. Platone, nel suo Teeteto, racconta il famoso aneddoto secondo il quale Talete, immerso profondamente nei suoi pensieri, non vide un pozzo sul suo tragitto e vi cadde, suscitando così il riso di una schiava trace. Un ultimo aneddoto legato al personaggio di Talete è sicuramente la sua nota avversione per il matrimonio e alla non volontà di avere figli perché, come testimoniato da Diogene Laerzio, egli affermava di voler bene ai bambini.

Il pensiero


Venendo al suo pensiero, tutto ciò che sappiamo lo si può far
Il pensiero risalire alla testimonianza di Aristotele. Grazie allo Stagirita, infatti, sappiamo che Talete riconobbe nell’acqua l’archè. Sugli argomenti che spinsero Talete ad identificare l’archè con l’acqua non possiamo che accettare le congetture fatte dallo stesso Aristotele, il quale scrive:

Talete sostiene che il principiò è l’acqua, perciò anche sosteneva che la terra sta sopra l’acqua: prendeva forse argomento dal vedere che il nutrimento di ogni cosa umido e persino il caldo si genera e vive nell’umido: ora ciò da cui tutto si genera è il principio di tutto. Perciò si appigliò a tale congettura, e anche perché i semi di tutte le cose hanno una natura umida e l’acqua è nelle cose umide il principio della loro natura1.

Anassimandro di Mileto

Con Anassimandro si raggiunge l’apice teoretico della Scuola jonica di Mileto,. Egli fu il primo autore a scrivere testi filosofici in prosa. La sua un’unica opera, di cui abbiamo solo dei frammenti, è il Sulla Natura. Egli fu inoltre il primo greco a disegnare una cartina geografica, nonché il primo a costruire un orologio solare.

L’Ápeiron

Venendo al suo pensiero, si può riscontrare una prima frattura con Talete nel modo di concepire l’archè. Per la prima
volta, con Anassimandro, a differenza sia di Talete che del successivo Anassimene, il principio fondamentale di tutte le cose non è a sua volta qualcosa di materiale, bensì qualcosa di sovrasensibile: si capisce che il principio di tutte le cose, acqua compresa, deve essere logicamente e ontologicamente distinto dalle cose. Anassimandro identifica l’arché con l’
Ápeiron , parola che tradotta letteralmente significa senza limiti, privo di limiti. Questo principio o materia prima, differente da tutti gli elementi che esso genera e corrompe, produce questi ultimi in un modo simile a quello attraverso il quale un albero perde la corteccia, perdendo i pezzi.

L’universo di Anassimandro è il teatro della lotta tra coppie di opposti (caldo e freddo), i quali si alternano nel dominio di uno sull’altro. Essi poi ritornano all’Ápeiron. Simplicio è l’unica fonte attendibile in
merito, quando riporta che:

Principio delle cose che sono è l’Ápeiron [. . . ] da dove infatti le cose [. . . ] traggono la loro origine, lì hanno anche la distruzione secondo necessità; si pagano l’un l’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo 2DK12B1 .

L’origine dell’uomo

Un altro aspetto sotto il quale il pensiero di Anassimandro è molto importante è costituito dalle sue suggestioni sull’origine della specie umana. Anassimandro sosteneva che gli uomini si erano originati, col passare del tempo – e secondo modalità non troppo chiare – dai pesci o da animali simili. Dopo un certo periodo di sviluppo, chiusi in un guscio, gli esseri umani uscivano già formati.

Anassimandro era così convinto di questa teoria che vietava di mangiare pesce, giacché poteva darsi che un pesce contenesse un embrione umano. L’importanza di queste suggestioni non è da trovarsi, ovviamente, tanto nelle effettive credenze di Anassimandro sulla genesi degli esseri umani, quanto più nell’idea che alla base di questa vi sia una qualche forma di sviluppo evolutivo.

Da questo punto di vista il filosofo si dimostra superiore allo stesso Aristotele, che sostiene una teoria fissista. La
felicità di questa intuizione di Anassimandro è dimostrata dal fatto che solo nella seconda metà del XIX secolo, con Charles Darwin, la comunità scientifica riprenderà il concetto di evoluzione per spiegare l’origine e l’estrema differenziazioni tra gli organismi viventi. Ancora oggi, sebbene la teoria darwinista – riveduta e corretta grazie alle moderne scoperte in campo genetico –  sia una delle teorie scientifiche che gode di più prove e di più credito, molti la mettono inopportunamente discussione.

Anassimene di Mileto

Anassimene, il terzo esponente della Scuola jonica di Mileto, fu forse discepolo di Anassimandro e per profondità di pensiero è il minore degli Jonici. Egli sostenne che l’arché era l’aria (pneuma3). Attribuì all’aria tutte le caratteristiche dell’Ápeiron  di Anassimandro. Tutte le cose si generano a partire da due processi che coinvolgono l’aria:

  • La rarefazione, da cui si generano il fuoco e il caldo;
  • La condensazione, da cui si generano nell’ordine: vento, nuvole, acqua, terra e pietra.

Ippone l’ateo

Il quarto esponente della Scuola jonica di Mileto fu Ippone, detto l’ateo. La figura di Ippone l’ateo non viene quasi mai citata nei manuali, dato che lo stesso Aristotele, considerandolo un filosofo da poco, ha contribuito in maniera decisiva alla sua damnatio memoriae. Tuttavia Ippone va senz’altro ricordato per diversi motivi.

Innanzitutto il suo epiteto, l’ateo, si lega al fatto che tutta la sua filosofia fu di stampo esclusivamente naturalistico, nel quale gli elementi metafisici sono completamente assenti.

In secondo luogo – e questo non è elemento che possa essere taciuto – egli fu tra i primi, se non il primo, a parlare dell’anima4.

In terzo luogo, egli partecipò ad un dibattito che imperversava allora tra due tesi: da un lato alcuni sostenevano che l’individuo eredita le sue caratteristiche solo e soltanto dal genitore maschio, essendo quello femmina solo un contenitore (un’incubatrice potremmo dire); dall’altro lato taluni sostenevano che anche il genitore femminile contribuisse alla determinazione delle caratteristiche della prole. Ippone sostenne la seconda tesi, quella corretta, che fu poi universalmente accettata dopo che essa venne avanzata anche da Aristotele. Ippone infatti sosteneva che anche gli individui femmina producono una sorta di sperma, che è un modo per affermare ciò che oggi conosciamo bene, ovvero che le caratteristiche di un individuo sono determinate per metà dal corredo genetico
contenuto nel gamete maschile (lo spermatozoo) e per metà dal corredo genetico femminile (l’ovocita).

Con Ippone l’ateo si chiude la Scuola Jonica di Mileto.

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