L’età dei Comuni – XI-XIII sec.

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In questo articolo trattiamo l’età dei comuni, soffermandoci sulla crescita delle città e sulle età comunali.

I borghi – XI sec.

Nei pressi dei maggiori centri urbani più antichi nacquero i borghi, un nuovo tipo di insediamento. Questi insediamenti si crearono col tempo, in maniera cumulativa e disordinata, abitata dai cosiddetti burgensens, i borghesi1, individui che pur non appartenendo originariamente alla città, per affari di vario tipo decisero di risiedervi vicino. Con il tempo i borghi, sorti extra-moenia (fuori le mura), divennero parte costitutiva del tessuto economico e sociale della città. In molti casi, per inglobare i nuovi borghi, le cinte murarie furono regolarmente ampliate.

Le città basso-medievali

Elenchiamo adesso una serie di caratteristiche tipiche delle città basso-medievali:

  • Una cinta muraria;
  • Strade e vicoli molto stretti. Le strade non erano quasi mai pavimentate, ma semplice terra che diventava poi fango nei giorni piovosi;
  • Condizioni igieniche pessime: animali liberi di circolare in città, nessun tipo di politica sui rifiuti, gettati senza alcun riguardo in strada.
  • Presenza di una cattedrale o di una chiesa principale.
  • Presenza di una piazza del mercato, cuore della vita cittadina e teatro dei principali avvenimenti di interesse pubblico, ad esempio le sentenze e l’esecuzioni di queste.
  • Palazzi comunali, torri civiche e residenze nobiliari.

Le corporazioni e le Università

Le corporazioni

Nelle città si svilupparono particolarmente le attività artigianali, che divennero sempre più specializzate. La qualità dei prodotto e la necessità della loro tutela fecero sì che gli artigiani e gli artisti si unissero in corporazioni2. Queste associazioni di individui che praticavano la stessa professione erano guidate da un maestro, che era il proprietario dell’esercizio. Ogni corporazione aveva poi un codice, uno statuto che regolava minuziosamente lo svolgersi dell’attività, dall’acquisto della materia prima all’apprendistato dei praticanti, dall’orario di lavoro ai prezzi della merce.

Le Università

Se tutto l’Alto Medioevo aveva consegnato all’ambiente ecclesiastico il monopolio dell’istruzione, nel nuovo clima di rinascita cittadina sorsero nuove istituzioni di insegnamento di carattere laico. Queste erano le Università.

Università
Il termine deriva dal latino universitas, che significa totalità. Nel Medioevo il termine denotava qualsiasi corporazione di mestiere, comprese quelle legate all’insegnamento-apprendimento. Col tempo il significato del termine si è ristretto sino a noi, in cui le università sono quelle degli studi.

La laicità era una caratteristica importante delle Università, poiché garantiva quella che oggi potremmo chiamare la libertà dell’insegnamento senza condizionamenti esterni. Inoltre gli insegnamenti erano di altissimo livello. Esse sorsero inizialmente dall’iniziativa di maestri ai quali si univano allievi (universitates magistrorum et scholarium) interessati ad approfondire una certa facoltà. Le principali erano le arti liberali, come il diritto, la teologia, la medicina. Il metodo di insegnamento verteva per lo più sulla lettura dei classici, a cui poi spesso si accompagnavano degli esercizi di disputa. Gli allievi sostenevano esami e venivano rilasciati dei titoli di studio. L’insegnamento avveniva, ovviamente, in latino.

Si ipotizza che la più antica università sia stata la Scuola di medicina di Salerno. Tuttavia, non si hanno notizie fondate. Pertanto si attribuisce generalmente questo primato all’Alma Mater di Bologna, fondata nel 1088.

L’esperienza dei Comuni

Il comune è un’esperienza di tipo politico-istituzionale di autogoverno. Le città, in altri termini, rivendicano la loro autonomia governandosi da sole. Ovviamente, la nascita dei comuni è stata resa possibile da almeno due fattori:

  • In primo luogo la crisi del potere centrale, ovvero quello imperiale, legato alle spinte autonomistiche dei poteri locali.
  • La rinascita economica, culturale e sociale delle città, grazie sopratutto alla dinamicità e all’intraprendenza borghese.

I comuni si diffondono in praticamente tutta l’Europa centro-settentrionale, a partire dall’Italia settentrionale sino in Francia e Germania. L’Italia meridionale non fu interessata dall’esperienza comunale, poiché soggetta alla dominazione normanna.

La nascita dei comuni in Italia e in Europa

Sin dalla crisi dell’impero carolingio, sopratutto con Ottone I, i vescovi avevano spesso svolto la funzione di veri e propri vassalli dell’imperatore e questo era certamente vero per l’Italia settentrionale, facente parte dell’impero. I vescovi amministravano la giustizia, si occupavano dell’ordine, riscuotevano le tasse. Nello svolgere questo ruolo, il vescovo si faceva aiutare dai nobili, da milizie cittadine, ma anche da un nascente e pian piano emergente ceto borghese di amministratori, funzionari e mercanti.

Queste nuove esperienze di autogoverno con il tempo maturarono. Tra la fine del XI secolo e l’inizio del XII in molti casi queste amministrazioni cittadine riuscirono a svincolarsi dall’autorità vescovile. Un caso è Milano, il cui vescovo venne scacciato intorno al 1040. Nascevano così delle associazioni private, dette communiones. A volte gli imperatori stessi riconobbero questi governi locali, ben felici di liberarsi di qualche vescovo scomodo. I comuni rappresenteranno poi una delle principali cause del crollo delle ambizioni universalistiche dell’impero, basti pensare alla lotta tra Barbarossa e i comuni italiani.

L’età consolare o aristocratica – fine dell’XI sec. – fine del XII sec.

La prima vera e propria carica istituzionalizzata dell’età comunale fu quella del console3. Queste figure, che potevano essere due ma anche una ventina, erano elette dall’assemblea cittadina, detenevano il potere legislativo e giudiziario. Potevano rimanere in carica solo per brevi periodi, di solito sei mesi o un anno, di modo che non accumulassero troppo potere. In genere i consoli erano di estrazione aristocratica, come pure lo erano i membri delle assemblee che coadiuvavano il lavoro del console (l’arengo).  Come è chiaro, il governo dei comuni in questa fase è praticamente una oligarchia.

Sempre durante l’età consolare possiamo assistere ad un’espansione del comune verso il contado, sopratutto in Italia, per motivi di approvvigionamento alimentare, di reclutamento  e di affari.

L’età podestarile – fine XII sec. – inizi del XIII sec.

Verso la fine del XII secolo i comuni divennero teatro di scontri interni tra le famiglie aristocratiche che lottavano per l’egemonia. Dato che i conflitti divennero sempre più frequenti, causando instabilità politica si cercò una soluzione. Tale soluzione fu la nomina di un podestà.

Il podestà era una figure esterna al comune, che doveva essere equo proprio per la sua estraneità super-partes. Veniva scelto dai consoli e dall’arengo, e, proprio come un professionista, firmava con il comune un contratto, a termine, anche questo di sei mesi o un anno.

Il podestà arrivava nel comune accompagnato poi dal suo seguito, composto da notai, amministratori, burocrati di vario genere e individui incaricati di mantenere l’ordine chiamati birri. Ad ogni modo, il governo del podestà non era totalmente personale: era infatti affiancato da un consiglio maggiore, costituito da un centinaio di personalità di spicco provenienti dalle famiglie più importanti del comune, e un consiglio minore, detto anche  consiglio dei saggi.

Popolo grasso e popolo minuto e il comune di Popolo

Nonostante la funzione podestarile le tensioni sociali all’interno dei comuni aumentarono nella seconda metà del XIII secolo. In particolare, andava delineandosi una sempre più netta divisione tra il cosiddetto popolo grasso o Popolo, composto da funzionari, banchieri, ricchi mercanti, professionisti di vario genere, e un popolo minuto, costituito da piccoli bottegai e artigiani.

Il popolo grasso, organizzato in Arti maggiori e minori, pretese sempre più di essere parte attiva del governo comunale. Verso la fine del XIII secolo nasceva la figura del capitano del Popolo, che affiancava il podestà. Il capitano del popolo, anche lui esterno alla città come il podestà, doveva tutelare gli interessi del popolo grasso. Questa fase, nota come comune di Popolo, non deve certamente essere concepita come una fase democratica nel governo del comune, dato che la maggioranza della popolazione non aveva alcuna voce in capitolo sul governo del comune.

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