La Germania della Repubblica di Weimar – 1918-1933

Weimar cover

In questo articolo parliamo della Repubblica di Weimar, il governo tedesco tra la Grande Guerra e l’avvento del nazismo.

La divisione del socialismo tedesco

Come abbiamo illustrato, la Germania esce dalla Grande Guerra sconfitta, con kaiser Gugliemo II costretto alla fuga (9 novembre 1918) e con la formazione di un governo socialdemocratico guidato da Friedrich Ebert. Nell’ultimo periodo prima della fine della guerra, la propaganda socialista e bolscevica raccoglieva il maggior consenso da una popolazione stanca e provata dal conflitto.

Ebert quindi cercò di portare il Paese di nuovo verso la normalità. Urgeva una nuova costituzione e pertanto bisognava eleggere un’assemblea costituente. Tuttavia la sinistra era divisa. Il Partito Social Democratico (SPD) poteva contare diverse correnti al suo interno:

  • un maggioranza riformista, non incline alla rivoluzione, ma sostenitrice anzi delle istituzioni democratiche e della pace sociale. Per i riformisti l’accordo con le altre parti sociali, come i capitalisti, la magistratura e i burocrati era un obiettivo da perseguire, per evitare ulteriore scontri che avrebbero rimandato il ritorno alla normalità.
  • Un’ala più intransigente, costituita da due forze:
    • il Partito Social Democratico Indipendente (USPD), nato nel 1917;
    • La Lega di Spartaco, forza di carattere apertamente rivoluzionario, nata da una costola dell’USPD. La Lega fu fondata da Rosa Luxemburg (1870-1919) e Karl Liebknecht (1870-1919) che poi la trasformarono nel KPD, il Partito Comunista Tedesco.

L’insurrezione spartachista

Gli spartachisti, completamente contrari alla maggioranza riformista del Partito Socialdemocratico si adoperarono per boicottare le elezioni per la Costituente. Insorsero tra il 5 e il 13 gennaio nelle piazze di Berlino, occupando le sedi degli organi di stampa come pure gli edifici pubblici, nel tentativo di rovesciare il governo. Tuttavia, i Freikorps1 e le forze armate stroncarono la rivolta, uccidendo – anche sommariamente – molti spartachisti, tra cui gli stessi Rosa Luxemburg  e Karl Liebknecht. Trionfava la posizione moderata, imposta con violenza.

La Costituzione della Repubblica di Weimar

Già il 19 gennaio del 1919 si tennero in Germania le prime elezioni a suffragio universale per l’Assemblea Costituente. L’Assemblea fu espressione certamente del partito più rappresentativo, l’SPD, in coalizione con  Zentrum e il DDP, il Partito liberal-democratico. L’Assemblea svolse i suoi lavori non nella capitale, ma a Weimar, una tranquilla città rurale della Turingia, da cui poi la nuova forma di governo prese il nome.

La carta costituzionale fu ultimata ad agosto, rendendo la Germania una repubblica federale composta da 17 Länder, con un parlamento, il Reichstag, con un governo presieduto da un cancelliere, responsabile davanti al parlamento, e un Reichsrat, il Consiglio federale con potere di veto legislativo. Ancora, vi era poi l Presidente della Repubblica, eletto dal popolo ogni sette anni.

Particolare attenzione merita l’articolo 48 della Costituzione weimariana. In base all’assetto costituzionale e istituzionale il Presidente della Repubblica non è affatto una figura simbolica, ma era comandante delle forze armate e nominava il Primo Ministro, oltre ad avere la legittimazione popolare data dalla sua elezione. In base all’articolo 48, inoltre, il Presidente:

Se la pubblica sicurezza e l’ordine sono seriamente disturbati o in pericolo all’interno del Reich tedesco, il Presidente del Reich può adottare le misure necessarie per il loro restauro, intervenendo se necessario con l’assistenza delle forze armate. A tale scopo può sospendere in tutto o in parte la efficacia dei diritti fondamentali stabiliti dagli articoli 114, 115, 117, 118, 123, 124 e 153.

La vaghezza di questa formulazione, come vedremo, sarà sfruttata da Hitler una quindicina di anni dopo per ottenere i pieni poteri.

L’annus horribilis della Repubblica di Weimar: il 1923

Un’inflazione senza precedenti

Nel frattempo, a Versailles si tengono i negoziati di pace, che prevedono per la Germania condizioni eccessivamente pesanti, espressione della volontà punitiva francese. Proprio la Francia, per un mancato pagamento di una rata delle riparazioni di guerra, nel 1923 occupò militarmente la regione della Rühr, da sempre nelle mire francesi, in quanto ricca e industrializzata.

La risposta tedesca non si fece attendere e assunse la forma di una resistenza passiva. Operai e lavoratori abbandonarono i posti di lavoro, scioperarono, boicottarono e sabotarono in tutti i modi l’occupazione francese, cosicché i Francesi, non ottennero quei benefici economici che pure si attendevano dallo sfruttamento di quella regione. Il governo, pur di sostenere la resistenza passiva, non trovò altra soluzione che stampare massicciamente carta moneta, svalutando così il marco tedesco a livelli praticamente ridicoli. La situazione è illustrata dal seguente grafico, nel quale è riportata anche l’iperinflazione sul bene di consumo più basilare, il pane.

I tentativi di colpo di stato

Il 1923 non fu tragico solo e soltanto dal punto di vista economico-finanziario. Lo anche per un evento politico attraverso il quale Hitler fa la sua comparsa nella storia, il putsch di Monaco. Nella Germania di Weimar, la presenza se pur repressa dei socialisti rivoluzionari e dei comunisti, aveva fortemente preoccupato gli ambienti reazionari di destra e nazionalisti. Vi era diffusa convinzione che la Germania non fosse stata poi effettivamente sconfitta, che le condizioni imposte fossero eccessivamente pesanti e, in molti casi, si dava la colpa dell’esito della guerra a minoranze, come gli ebrei e i socialisti.

Già nel 1920, il nazionalista Wolfgang Kapp, esponente dell’estrema destra, sfruttando anche l’appoggio degli ambienti militari, tentò il colpo di stato, che non riuscì per la contemporanea presenza di uno sciopero generale. Questo tentativo di Kapp fu causato dalla volontà del governo Müller di sciogliere i Freikorps, protagonisti anche di diversi omicidi politici.

Il putsch di Monaco – 8-9 novembre 1923

Il 1923 fu la volta di Hitler, leader di un partito nato a Monaco nel 1920, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), ovvero il Partito Nazista. Hitler tentò il colpo di stato nella notte tra l’8 e il 9 novembre 1923, ma fu arrestato insieme a Ludendorff. Il colpo di stato, detto anche putsch della birreria2 fu del resto una maldestra improvvisazione. Sebbene il putsch fosse fallito, il trattamento riservato ad Hitler dopo l’arresto lascia intravedere la fragilità della Repubblica di Weimar. In essa già erano germogliati i semi della dittatura nazista che sarebbe arrivata dieci anni dopo. Durante il processo  i giudici, pur condannandolo lo dipinsero Hitler come un patriota. Egli stesso intervenne più volte:

Non sarete voi, o signori, a pronunciare la sentenza. La sentenza verrà emessa dal tribunale eterno della storia […] che ridurrà in miseri brandelli la requisitoria del vostro procuratore e la sentenza che voi pronuncerete, perché la storia ci assolve.

Video-lezione – Parte 1

Gustav Stresemann al governo

La moneta e l’economia

I fermenti reazionari, nazionalisti e, in genere rivoluzionari, indicavano per la Germania weimariana la stringente necessità di uscire fuori dalla crisi. In queste circostanze emerse Gustav Stresemann, il leader del Partito Popolare Tedesco (DVP) che, per prima cosa, cercò di frenare l’inflazione. Lo fece – in una certa misura – mediante una riforma monetaria. Il marco tedesco veniva sostituito dal Rentenmark, il cosiddetto marco di rendita, il cui valore – mille miliardi di vecchi marchi –  era garantito dalle proprietà agricolo e della industrie.

In realtà, al di là della riforma monetaria, il maggior aiuto all’economia tedesca venne dal Piano Dawes, nel 1924. Dopo una lunga contrattazione si arrivarono a stabilire due punti:

  • La Germania avrebbe ricevuto dei prestiti agevolati e investimenti, in modo tale da far ripartire l’economia;
  • Solo e soltanto dopo, la macchina economica ripartita, la Germania avrebbe pagato le riparazioni di guerra.

Anche la resistenza passiva nella Rühr cessò, la disoccupazione diminuì sensibilmente attestandosi al 60%, mentre la i livelli di produzione avevano superato quelli precedenti alla Grande Guerra. La ricetta Stresemann sembrava funzionare. Tuttavia all’orizzonte non poteva ancora intravedersi la devastazione economica portata dalla crisi del ’29, che in Germania fu brutale.

Lo spirito di Locarno

La Repubblica di Weimar, con Stresemann, conseguì importanti risultati sul piano internazionale, ed in particolare la nascita di uno spirito di distensione riconciliazione con la Francia.  Espressione di questo nuovo corso furono gli Accordi di Locarno (ottobre 1925), firmati da Stresemann, all’epoca ministro degli Esteri e dal suo corrispettivo francese, Aristide Briand. In base a questi accordi, che valsero a Stresemann e a Briand il Nobel per la Pace, la Germania rinunciava definitivamente all’Alsazia e alla Lorena. Lo spirito di Locarno rappresentò una ventata di ottimismo ed entusiasmo nei rapporti tra le nazioni. Proprio per questi accordi la Germania entrò nella Società delle Nazioni nel 1826 e nel 1928, con il Patto Briand-Kellog, ratificato da 62 paesi, i vari Stati rinunciavano a risolvere eventuali conflitti attraverso la guerra.

Declino della Repubblica di Weimar

Von Hindeburg

Gli effetti della crisi del ’29 in Germania

Sebbene l’economia tedesca mostrò apprezzabili miglioramenti tra il 1925 e il 1928, il crollo di Wall Street colpì duramente la Repubblica di Weimar. Secondo il Piano Dawes infatti la Germania avrebbe potuto godere degli investimenti statunitensi, ma con la crisi, tali investimenti non potevano più essere erogati. L’economia iniziò a peggiorare significativamente:

  • aumento della disoccupazione: da 650000 disoccupati del 1928 si passò a 4 milioni nel 1931;
  • dimezzamento della produzione industriale in tre anni, tra il 1929 e il 1932;
  • una nuova ondata di iperinflazione con migliaia di famiglie e risparmiatori lasciati sul lastrico;
  • la chiusura di migliaia e migliaia di attività produttive di piccole e medie dimensioni.

Tendenze autoritarie

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