La crisi del ’29 negli Stati Uniti d’America

La crisi del '29

In questo articolo trattiamo la crisi del ’29, che ha avuto origine negli Stati Uniti e che ha avuto dei profondi influssi anche sul continente europeo.

Una crisi di sovrapproduzione

La crisi del 1929 accadde, almeno per molti, inaspettatamente. Gli Stati Uniti erano usciti dalla Grande Guerra rafforzati. Il pieno sviluppo economico aveva fatto degli Anni Venti un’epoca di prosperità ed entusiasmo. Non è un caso se questo quasi-decennio viene infatti denotato dall’espressione Roaring Twenties1.

A caratterizzare i ruggenti anni Venti negli Stati Uniti è anche la corsa ai consumi. Gli Stati Uniti possono vantarsi di essere lo Stato più ricco al mondo. Non solo tra le classi elevante, ma anche in quelle medie i cittadini statunitensi possono permettersi tutta una serie di beni. Automobili, frigoriferi, radio sono gli oggetti del desiderio non più così irraggiungibile anche perché il cliente ora può pagare questi beni a rate.

All’entusiasmo nel consumo si lega poi quello negli investimenti in borsa. Un cieco ottimismo finanziario spingeva all’acquisto di pacchetti azionari sempre più corposi. Il concetto di crescita illimitata della ricchezza aveva invaso la mentalità comune.

Dietro tutto questo entusiasmo continuavano, tuttavia, ad agire dinamiche economiche di cui pochissimi erano coscienti. La principale era la progressiva saturazione del mercato. In altri termini, una volta che un cittadino aveva acquistato un bene durevole, cercava di tenerlo e farlo funzionare il più a lungo possibile. Questa tendenza alla conservazione cozzava con i ritmi di produzione. I ritmi di sostituzione dei beni erano troppo bassi per finanziare una produzione straordinaria, così che moltissime aziende, verso la fine degli Anni Venti, si ritrovarono i magazzini pieni di merce invenduta. Era il preludio della crisi del ’29.

Il crash della borsa

L’entusiasmo che gli agenti di borsa manifestavano inconsciamente dalle dinamiche sopra accennate fece sì che vi fosse un netto scollamento tra finanza ed economia reale. Questo significa che vi era la convinzione che le azioni di una certa azienda fossero destinate a crescere di valore, mentre quest’ultima produceva merci che non riusciva a vendere.

Economia reale
L’insieme degli ambiti economici legati alla produzione, distribuzione e scambio di beni e servizi.

La crisi si manifestò tragicamente nei giorni del 242 e del 293 ottobre del 1929. La borsa di Wall Street4 crollò. Iniziò una vendita forsennata di titoli con immani perdite del valore delle aziende.

Effetti della crisi del 29′ sull’economia reale

Il crollo della borsa ebbe degli effetti devastanti sull’economia reale. Negli anni successivi fallirono migliaia di aziende e banche. Lo scoppio della bolla speculativa aveva dato vita ad una nefasta reazione a catena. Le aziende che avevano continuato ad ammassare invenduto, non essendo più capaci di generare profitto, licenziavano i lavoratori e non pagavano i debiti bancari. I cittadini, a loro volta, non disponendo più di un reddito, divennero insolventi. moltissime banche furono costrette a fallire per mancanza di liquidità.

Fonte dati:https://www.macrotrends.net/2583/industrial-production-historical-chart
Fonte dati: Macrotrend.net

La disoccupazione toccò raggiunse il 25% della popolazione in età lavorativa. I padri e le madri di famiglia disoccupati frenarono ulteriormente i consumi. La differenza tra la domanda di beni, in calo vertiginoso, e l’offerta della produzione fece sì che molti imprenditori, anche agricoli, distrussero parte della produzione per bloccare il calo dei prezzi.

In seguito alla crisi del ’29, si aprì quindi quello scenario socio-economico noto come Grande Depressione. Gli Stati Uniti a cavallo tra il 1929 e la prima metà degli anni Trenta furono caratterizzati da:

  • forte impoverimento diffuso;
  • significativo aumento della disoccupazione;
  • la diffusione di una seconda ondata di criminalità dopo quella del proibizionismo;
  • un certo grado di sfiducia verso il capitalismo.

Il circolo vizioso della crisi del 1929
Il circolo vizioso della crisi del 1929

Fallimento della politica di Hoover

Nel periodo della crisi il presidente degli Stati Uniti era il repubblicano Herbert Clark Hoover5 (1874-1964).

Hoover e la crisi del '29
Il 31° Presidente degli Stati Uniti d’America, Herber Clark Hoover (1928-1933). Le sue politiche per la soluzione della crisi del ’29 si dimostrarono fallimentari.

La ricetta di Hoover, coerente con il suo impianto economico liberista, non prevedeva l’intervento dello Stato per la risoluzione della crisi. Nel contesto della sua accettazione della candidatura presidenziale, Hoover aveva espresso la sua illimitata fiducia verso il sistema capitalistico americano, arrivando ad affermare che

[] we shall soon […] be in sight of the day when poverty will be banished from this Nation.

Presto saremo in condizioni di vedere il giorno in cui la povertà sarà bandita da questa nazione.

Le politiche di Hoover non seguirono la direzione di assistenza alle classi più colpite dalla popolazione. Seguendo la dottrina liberista, il presidente pensava di rilanciare l’economia rifinanziando banche e gruppi imprenditoriali. Questo rifinanziamento tramite prestiti statali non doveva intaccare il bilancio statale, che doveva conservarsi nelle condizioni di pareggio6. Quest’ultimo si poteva ottenere soltanto grazie a significativi tagli nelle spese sociali.

Quando nel 1932 migliaia di cittadini si accamparono7 a Washington per richiedere un sussidio economico, Hoover si mostrò fedele alla sua ortodossia liberista e fece sgombrare gli accampamenti dall’esercito.

Verso la presidenza di Franklin Delano Roosvelt

È facile capire come la politica rigorista di Hoover non fece che accrescerne l’impopolarità. Il fallimento della sua ricetta preparò il terreno per l’elezione di un nuovo presidente, il democratico Franklin Delano Roosevelt.

Solo con le nuove politiche interventiste di Roosvelt ed il suo New Deal gli Stati Uniti riuscirono ad uscire da questa gravissima crisi.

Video-lezione di sintesi

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