I Quattordici punti di Wilson e i trattati di pace -1918-’20

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In questo articolo trattiamo i Quattordici punti del presidente Wilson per una pace duratura e le vicende diplomatiche dell’Europa postbellica.

I Quattordici punti di Wilson – 8 gennaio 1918

Già prima della della fine della guerra, l’8 gennaio 1918, quando era ormai abbastanza chiaro che gli imperi centrali sarebbero stati sconfitti, il presidente americano Woodrow Wilson enunciò i famosi Quattordici punti. Essi, nel loro insieme, a creare delle condizioni per una pace duratura in Europa, senza vincitori né vinti. Riportiamo qui il documento nella sua interezza per poi analizzarlo.

I Quattordici punti di Thomas Woodrow Wilson

 

  • Punti da 1 a 5 riguardano i rapporti tra gli Stati: riguardavano a diplomazia, che doveva essere condotta diversamente, ovvero non in segreto, ma agli occhi dell’opinione pubblica (punto 1). La stagione del protezionismo avrebbe dovuto finire, e gli armamenti ridotti al necessario per garantire la sicurezza interna. Per quanto riguarda la questione coloniale, il punto 5 non è di particolare incisività.
  • Punti da 6 a 13 riguardano le contese territoriali:  tra cui la restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia da parte della Germania e l’indipendenza degli Stati orientali come Polonia, Romania, Serbia. Questi otto punti sono ispirati dal cosiddetto principio di autodeterminazione dei popoli, che definiamo sotto.
  • Punto 14 – Società delle Nazioni: riguarda la costituzione di un organismo internazionale, una Società delle Nazioni, super-partes che il cui scopo è quello di dirimere eventuali controversie tra gli Stati evitando così che degenerino in conflitti.
Autodeterminazione dei popoli1
Principio in base al quale i popoli hanno diritto di scegliere liberamente il proprio sistema di governo (autodeterminazione interna) e di essere liberi da ogni dominazione esterna, in particolare dal dominio coloniale (autodeterminazione esterna).

La Conferenza di pace di Parigi – 28 gennaio 1918 – 28 giugno 1919

La visione articolata nei quattordici punti era però abbastanza lontana dal sentire degli Stati europei. Gli Stati Uniti avevano partecipato solo marginalmente e verso la fine del conflitto. Le perdite americane non erano paragonabili a quelle europee, e da ciò conseguì una acredine che ben cozzava con l’ottimistica ragionevolezza del programma di Wilson.

In particolare Gran Bretagna e Francia – sopratutto quest’ultima – volevano punire la Germania, reputata l’unica vera responsabile della guerra. Tale volontà punitiva si manifesto nella Conferenza generale per la pace, apertasi a Parigi, nella reggia di Versailles il 18 gennaio 1919. A questa conferenza parteciparono solo gli Stati vincitori ad esclusione della Russia. Le altre potenze, quelle sconfitte, si sarebbero limitate ad accettare le condizioni imposte dalle vincitrici. La Francia, rappresentata dal primo ministro Clemenceau, ancora infiammata dall’antico revancismo sorto in seguito alla disastrosa sconfitta nella Guerra Franco-Prussiana del 1870, non soltanto voleva indietro Alsazia e Lorena, ma pure la ricchissima regione mineraria della Ruhr e alcuni possedimenti coloniali tedeschi. Il premier britannico LLoyd George si mostrò indulgente verso le esose richieste francesi, anche per ben disporre l’alleato nella spartizione delle zone d’influenza.

La pace cartaginese imposta alla Germania

Come si è detto, la Germania subì le condizioni di pace più dure, con il trattato di Versailles del 28 giugno del 1919.  In base a questo trattato:

  • La Germania doveva restituire l’Alsazia e la Lorena alla Francia, come pure consegnare ai Francesi per 15 anni i diritti di sfruttamento del bacino carbonifero della Saar.
  • Cedere diversi territori alla Polonia, che sarebbe dovuta diventare uno Stato sovrano e indipendente.
  • Pagare una stratosferica cifra per le riparazioni di guerra, pari a 132 miliardi di marchi oro.
  • Cedere tutte le colonie, che sarebbero state spartite tra Gran Bretagna e Francia.
  • Mantenere un esercito di non più di 100000 unità2 e lo smantellamento pressoché totale della flotta e dell’aeronautica.
  • La smilitarizzazione e della Renania, regione al confine con il Belgio e la Francia. In questa regione si trovavano importanti centri di produzione bellica, che i Tedeschi avrebbero dovuto essere riconvertiti per la produzione civile. Inoltre truppe dell’intesa avrebbero occupato la regione per quindici anni.

 

Queste condizioni di pace furono oggetto di critica dall’economista John Maynard Keynes (1883-1946). Negli anni della Conferenza di Pace di Parigi, Keynes rappresentava il Ministero del Tesoro britannico. L’economista pubblicò  nel 1920 un saggio, intitolato Le conseguenze economiche della pace. In questo testo, con grande lungimiranza, egli affermava che le cartaginesi condizioni di pace imposte alla Germania avrebbero finito per destabilizzare l’assetto democratico europeo. La crisi economica che stava per attraversare la Germania avrebbe infatti favorito le forze nazionaliste e reazionarie, come di fatto accadrà con il nazismo.

Il trattato di Sant-Germaine: fine dell’Impero Austro-Ungarico

Con il trattato di Sant-Germaine del 10 settembre 1919 si sancì lo smantellamento dell’Impero Austro-Ungarico. L’Austria diventava una repubblica, e molti dei territori che prima facevano parte dell’impero ora ottenevano l’indipendenza. La popolazione “austriaca”, proprio in virtù di queste divisioni, passò da 48 milioni a 6. In particolare:

  • il trattato di Trianon, del 4 giugno del 1920, sancì la nascita dell’Ungheria. Contestualmente sorsero la Repubblica cecoslovacca e il Regno di Iugoslavia.
  • L’Austria dovette cedere all’Italia il Trentino, l’Alto Adige, Trieste e l’Istria.
  • con il trattato di Neuilly del 27 novembre 1919, la Bulgaria ottiene l’indipendenza, ma deve cedere dei territori, pagare riparazioni di guerra e ridurre l’esercito a 20000 unità.

 

L'Europa centrale dopo i trattati di pace
L’Europa centrale dopo i trattati di pace – Fonte: Zanichelli

Il trattato di Sèvres: fine dell’Impero Ottomano – 10 agosto 1920

Mediante il trattato di Sévres fu stabilita la nuova configurazione geopolitica dell’oramai decaduto Impero Ottomano. La “nuova” Turchia comprendeva adesso soltanto la capitale Istanbul e la penisola anatolica. Il resto dei territori venivano affidati alla Francia e alla Gran Bretagna.

Rimodulazione della pace di Brest-Litovsk e il “cordone sanitario”

Come sappiamo, la Rivoluzione diede alla Russia la possibilità di uscire dal conflitto, cedendo però, attraverso la pace di Brest-Litovsk, molti territori affacciati sul baltico, come la Finlandia, la Lettonia, la Lituania, l’Estonia, e altri come la Polonia e l’Ucraina. Con i nuovi trattati di pace la Russia riottiene l’Ucrania, mentre gli altri Stati, rimanendo indipendenti, avrebbero svolto la funzione di cuscinetto per ammortizzare la diffusione del comunismo, costituendo quello che nel gergo diplomatico di allora si chiamerà il “cordone sanitario“.

Un accenno all’Italia

Come anticipato, l’Italia ottiene il Trentino, l’Alto Adige, Trieste e l’Istria. Rimangono disattese le ambizioni italiane su fiume e la Dalmazia. Il primo ministro italiano Vittorio Emanuele Orlando e il ministro degli esteri Sidney Sonnino. Di fatto il Patto di Londra del 1915 era stato disatteso. Orlando, vista la sconfitta diplomatica, tornato in Italia, rassegnò le dimissioni, mentre gli impeti nazionalisti, sin da settembre 1919, trovarono espressione nell’impresa fiumana del poeta d’Annunzio, che trattiamo più approfonditamente in questa lezione sul primo dopoguerra in Italia.

I confini dell'Italia dopo la Grande Guerra
I confini dell’Italia dopo la Grande Guerra – Fonte: Zanichelli

Nascita e limiti della Società delle Nazioni

L’ultimo dei quattordici punti di Wilson prevedeva la nascita di un’istituzione internazionale, la Società delle Nazioni (SDN) che sarà poi effettivamente fondata il 10 gennaio 1920. La sede della SND fu Ginevra, e i suoi organi principali furono:

  • L’Assemblea, costituita da tutti gli stati vincitori e sovrani.
  • Il Consiglio direttivo, costituito da nove membri, di cui cinque permanenti, quali la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Francia, l’Italia e il Giappone.

 

Il simbolo della Società delle Nazioni
Il simbolo della Società delle Nazioni

Lo scopo di tale istituzione era quello di evitare conflitti di sorta ricorrendo all’arbitrato, ovvero al pronunciamento super-partes su controversie tra Stati.

La SDN fu un fallimento. Nonostante gli ideali di Wilson, questa organizzazione presentava dei limiti insiti nella sua stessa natura. In primo luogo lasciava fuori da consesso delle potenze Stati, come la Germania e la Russia che, di fatto, meritavano spazio sulla scena diplomatica mondiale e che i qualche modo se lo sarebbero ripreso. In secondo luogo la SDN aveva scarso potere decisionale e risolutivo. Tutte le votazioni per essere valide richiedevano l’unanimità e anche se raggiunta, non disponendo di una forza militare, la SDN non era in grado di esercitare forza coercitiva.

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