Selman e la teoria del Role-Taking

Selman cover

In questo articolo trattiamo il pensiero dello psicologo dello sviluppo Robert L. Selman (1942), noto per la teoria del Role-Taking.

L’impostazione di Selman: da Piaget al Role-Taking

Gli studi di Selman si sono concentrati principalmente su bambini. Lo scopo dello psicologo è stato quello di studiare ed analizzare la nascita e lo sviluppo della facoltà del bambino di mettersi nei panni dell’altro. Gli studi di Selman sono stati al base per impostazioni del curricolo scolastico basato anche sulla crescita sociale degli individui.

Nel suo lavoro Selman è certamente debitore dell’impostazione di Piaget. Proprio come Piaget, Selman cerca di dividere per stadi di sviluppo l’abilità che egli chiama Role-Taking, ovvero assunzione di ruolo. Lo studioso utilizza preferibilmente l’espressione Perspective-Taking, ovvero l’assunzione della prospettiva altrui sulle cose.

La prospettiva evolutiva-strutturale

La prospettiva evolutiva strutturale per stadi è possibile quando i seguenti criteri sono soddisfatti:

  • il concetto, nel nostro caso il Role-Taking, può essere distinto in momenti qualitativamente differenti, che sono configurazioni di pensiero rispetto a dei contenuti. In questo caso i contenuti nell’abilità di Role-Taking sono gli aspetti della psicologia sociale dell’altro, le sue capacità, qualità, aspettative, emozioni, sentimenti, reazioni, i suoi moventi e le sue ragioni, come pure i suoi giudizi sociali.
  • Ogni stadio è caratterizzato da una struttura di fondo, l’aspetto formale, che rimane tale anche in presenza di variazioni ambientali. Nel caso del Role-Taking la struttura formale è lo sviluppo della comprensione della natura delle relazioni tra la propria prospettiva e quella degli altri.
  • La sequenza degli stadi è unidirezionale e gerarchica.

Il dilemma di Holly

Selman si interessa soprattutto di studiare i bambini tra i 4 e i 12 anni. Proprio come Kohlberg e il dilemma di Heinz, egli parte dalla presentazione di un dilemma morale, noto come dilemma di Holly. Il dilemma è molto semplice: Holly è una bambina a cui il padre ha proibito di arrampicarsi sugli alberi e la ragazzina ha promesso che non lo farà. Tuttavia Holly si trova davanti ad una situazione per la quale, per salvare un gattino intrappolato, ella dovrà necessariamente arrampicarsi sull’albero, venendo meno alla promesse fatta al padre.

Ora, la domanda focale che viene posta ai bambini studiati dallo psicologo è la seguente: “Pensi che il papà di Holly si arrabbierà quando verrà a sapere che Holly si è arrampicata su un albero?”

Le risposte dei bambini sono il filo conduttore che ha permesso a Selman di identificare i 5 stadi dello sviluppo del Role-Taking.

Gli stadi evolutivi del Role-Taking

Stadio 0: lo stadio egocentrico (4-6 anni)

In questo stadio i bambini non hanno abilità di Role-Talking. Riescono a capire che un’azione può causare felicità o infelicità, ma non riescono a mettersi nella prospettiva altrui. Il bambino in questa fascia d’età non comprende, inoltre, la differenza tra azioni intenzionali e azioni fortuite o accidentali.

Rispetto al dilemma di Holly, il bambino può, ad esempio, rispondere che il papà sarà felice perché adesso ha un gattino, come Holly è felice per lo stesso motivo.

Stadio 1: lo stadio soggettivo (6-8 anni)

Nello stadio 1 ci sono dei significativi progressi nell’abilità di Role-Taking. I bambini di quest’età comprendono che dietro le azioni ci sono le intenzioni, e le intenzioni possono anche variare da individuo a individuo.

Rispetto al dilemma di Holly, il bambino può rispondere che il padre sarà contento per l’azione di Holly, ma potrebbe anche arrabbiarsi perché la figlia ha infranto la promessa.

Due tipi di consapevolezza emergono in questo stadio:

  • il padre riesce a comprendere il punto di vista di Holly, quindi i bambini di questa fascia d’età possono immedesimarsi in altri soggetti;
  • il padre può assumere un diverso atteggiamento in base a livello di informazione che possiede, quindi i bambini di questa fascia d’età comprendono la possibile relatività della consapevolezza degli individui in una certa situazione sociale.

Stadio 2: lo stadio autoriflesso (8-10 anni)

In questo stadio, il bambino, dal punto di vista del contenuto, è consapevole che:

  • ognuno ha una sua scala di priorità come pure una scala di gradimento di situazioni psicologiche. Non vi è, quindi, un solo movente dell’azione, ma una scala ordinati di moventi.
  • Ogni persona ha poi una scala di giudizio delle azioni rispetto a certi contesti. Questa scala di giudizio è determinata dall’esperienza, dai moventi e dai ragionamenti dell’individuo.
  • Il bambino, oltre che distinguere tra azioni intenzionali e fortuite, comprende anche che anche gli altri possono operare questa distinzione.

 

Dal punto di vista formale invece, il bambino comprende che anche gli altri giudicano le azioni come fa lui.

Rispetto al dilemma di Holly, il bambino riesce ora a mettersi nei panni del padre e di Holly. Inoltre, è in grado di capire che il padre si arrabbierebbe se non sapesse che la figlia si è arrampicata sull’albero per salvare il gattino, mentre potrebbe non arrabbiarsi se sapesse che il motivo per l’arrampicata sull’albero è il salvataggio del gattino. Quindi il bambino è in grado di fare ipotesi sui giudizi che danno gli altri, e capisce che non solo lui può immedesimarsi nei panni degli altri.

Stadio 3: lo stadio reciproco (10-12 anni)

In questo stadio il bambino è in grado di calarsi sia nei panni di Holly sia nei panni del padre, elaborando le motivazioni che sono alla base delle azioni di entrambi. Questo è dovuto al fatto che il bambino ha sviluppato la capacità di pensare simultaneamente alla posizione di entrambe le parti sociali.

Il bambino è anche in grado di pensare ad un terzo punto di vista, non coinvolto nell’azione.

Stadio 4: lo stadio sociale (+12 anni)

Contenutisticamente, il bambino è consapevole del fatto che vi possa essere incomprensione tra gli individui. Tale incomprensione viene risolta nel momento in cui si fa ricorso a sistemi di valori e convenzioni sociali unanimemente accettati. Formalmente, il bambino è consapevole che le azioni possono anche essere motivate da particolari stati d’animo o da sistemi di valori morali condivisi.

Rispetto al dilemma di Holly, il bambino può rispondere che il padre non dovrebbe essere arrabbiato, data la nobiltà dell’azione di Holly.

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