Il proibizionismo negli Stati Uniti (1919-1933)

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In questo articolo trattiamo il proibizionismo negli Stati Uniti d’America, un periodo in cui era vietato vendere e consumare alcolici, durato dal 1919 al 1933.

Perché proibire gli alcolici?

Gli scenari retrostanti a questa decisione legislativa erano diversi. Da un lato, sin dall’Ottocento, negli Stati Uniti erano sorte associazioni che promuovevano la sobrietà nei costumi e nei consumi. Dall’altro molte donne lamentavano lo squilibrio familiare dovuto all’eccessivo uso di alcolici da parte degli uomini. Non rari erano gli episodi di violenza di cui le donne erano vittime. Le suddette associazioni spesso riuscivano ad ottenere la chiusura delle rivendite di alcolici. Soprattutto nell’Ovest degli Stati Uniti, al consumo di alcolici si legavano pratiche considerate moralmente riprovevoli, come la prostituzione e il gioco d’azzardo.

La società americana era divisa tra sostenitori e non di soluzioni proibizionistiche. I primi presero il nome di dry, mentre i secondi di wet.

Le istanze delle società per la sobrietà ebbero una profonda eco. Personaggi di spicco dell’economia, come John D. Rockfeller e Henry Ford si espressero a favore di esse. La maggior parte degli esponenti di spicco del mondo capitalistico collegavano – non a torto – l’alcolismo con assenteismo e pessime prestazioni nel contesto lavorativo.

Tutte queste pressioni conseguirono un risultato più che significativo.

Il Volstead Act

Nel 1919 fu approvato l’emendamento XVIII noto anche come Volstead Act, dal nome del deputato, Andrew Volstead che promosse tale legge. Nella sezione prima di questo emendamento leggiamo:

[…] the manifacture, sale, or transportation of intoxicating liquors, within, the importation into, or there exportation theroff from the United States and all territory subject to jurisdiction thereof for beverage purposes is hereby prohibited.

In altre parole la legge imponeva il bando di qualsiasi bevanda che fosse alcolica almeno al 5% del volume.

Le conseguenze del proibizionismo

Le conseguenze di questa politica di proibizione furono tuttavia nefaste. Il provvedimento andò a colpire infatti l’industria degli alcolici. Vi furono poi conseguenze immediate. Pochi giorni prima che la legge diventasse operativa, gli Americani corsero ad acquistare quanti più alcolici potessero permettersi. Il giorno successivo all’approvazione della legge, un treno carico di alcolici fu rapinato.

Non è del resto un mistero affermare che la legge proibizionistica spalancò le porte ad un business illegale e favorì il i fenomeni del contrabbando (bootlegging1) e del gangsterismo.

L’età dei gangster

Fiutando l’affare del contrabbando di alcolici, a Chicago e a New York sorsero diverse bande criminali (gang). Le più attive erano quelle di irlandesi, jugoslavi e polacchi. Tuttavia, tutte le gang sottostavano al dominio della mafia italiana di Cosa Nostra.

Il personaggio di maggior spicco tra i criminali della mafia fu certamente il leggendario Alphonse Gabriel “AlCapone (1899-1947). Questi era al vertice di un vero e proprio impero criminale di cui il contrabbando di alcolici era soltanto una delle attività. A queste dobbiamo aggiungere lo sfruttamento della prostituzione, le bische clandestine, il racket, la corruzione di politici, giudici e pubblici ufficiali.

Racket
Con il termine racket si indica l’attività, tipica della criminalità organizzata, di estorcere denaro o favori sotto intimidazione o minaccia. “Chiedere il pizzo” è pertanto una forma di racket.

 

Una foto di Al Capone. Nel ritratto sono ben visibili le cicatrici che gli valsero il soprannome di Scarface. Le cicatrici risalgono ad un litigio con Frank Galluccio, nato da commenti di Capone verso la fidanzata di questi.
Una foto di Al Capone. Nel ritratto sono ben visibili le cicatrici che gli valsero il soprannome di Scarface (“Sfreggiato”). Le cicatrici risalgono ad un litigio con Frank Galluccio, nato da commenti di Capone verso la fidanzata di questi.

Nonostante Al Capone fu il mandante o l’esecutore di moltissimi omicidi – circa duecento -, fu condannato nel 1931 solo per evasione fiscale. Conclusosi il periodo di detenzione, visse i suoi ultimi giorni in una delle sue proprietà.

La sottocultura del proibizionismo

Molto interessante è notare la sottocultura prodotta dal proibizionismo. I traffici illeciti continuavano senza sosta e su tutto il territorio Statunitense nacquero decine di migliaia di locali speak-easy. I locali speakeasy erano locali clandestini spesso temporanei, dove si servivano illegalmente alcolici.

Un altro punto di smercio erano le farmacie. Queste vendevano sostanze alcoliche coperte da prescrizioni mediche. Tanto per fare un esempio, la nota catena farmaceutica Walgreen passò in quel periodo da una ventina di filiali a oltre cinquecento.

Ancora, nasce nel contesto del proibizionismo il cosiddetto Moonshine, un liquore che veniva distillato al chiaro di luna, in modo che i distillatori non potessero venire scoperti durante la loro attività illegale.

La fine del proibizionismo

Il proibizionismo durò dal 1920 sino al 1933. Gli Stati Uniti erano ancora formalmente dry quando vennero colpiti dalla crisi economica del 1929. Contribuirono all’abolizione del’atto Volstead i seguenti fattori:

  • L’economia era stata significativamente danneggiata. Le fabbriche di alcolici, essendo state chiuse, avevano licenziato tutto il personale, che in questo modo andava ad ingrossare le fila dei disoccupati. Stessa dinamica per tutto il settore dell’indotto. Lo Stato aveva poi perso un’importante fonte di introito, poiché non poteva più riscuotere le tasse sugli alcolici.
  • Sebbene il Volstead Act trovasse la sua ragion d’essere in posizioni moralistiche, la società americana non era migliorata significativamente. La criminalità era dilagante e, con essa, la corruzione. Lo stesso sistema giudiziario era intasato, perché, date le continue violazioni della legge proibizionista, il numero di processi esplose.
  • La nascita  di alcuni movimenti abrogazionisti, come il Women’s Organization for National Prohibition Reform (WONPR), guidato dall’attivista Pauline Sabin. Questa organizzazione raccolse tra le sue fila molti tra gli ex sostenitori della politica proibizionista, delusi dagli esiti di quest’ultima. Lo stesso Rockfeller, che pure aveva finanziato ingentemente alcune Società per la sobrietà come la Anti-Saloon League si convertì al movimento del repeal2.

 

Il 5 dicembre 1933, durante il primo mandato di Franklin Delano Roosvelt, il Cullen–Harrison Act abolì il Volstead Act, ponendo così fine all’epoca del proibizionismo.

La prima pagina del New York Times del 5 dicembre 1933 celebra la fine dei quattordici anni di proibizionismo,
La prima pagina del New York Times del 5 dicembre 1933 celebra la fine dei quattordici anni di proibizionismo.

L’epoca del proibizionismo nei media

Numerose sono le rappresentazioni cinematografiche che si ricollegano all’epoca del proibizionismo. Tra queste possiamo sicuramente citare:

  • The Untouchables (1987), film diretto Brian De Palma e avente come protagonisti Kevin Costner nei panni dell’agente speciale Eliott Ness e Robert De Niro nei panni di Al Capone. Il film narra la storia della squadra dell’FBI incaricata di catturare Al Capone.
  • Boardwalk Empire (2010-2014), una serie televisiva prodotta dalla HBO che narra la storia di Enoch Johnson, politico e criminale di Atlantic City durante gli anni Venti, coinvolto nel traffico illegale di alcolici. Enoch Johnon è interpretato di Steve Buscemi.

Slide della lezione

Il proibizionismo negli Stati Uniti – 1919-1933

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