L’ascesa del nazismo: governo e regime – 1928-1938

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In questo articolo trattiamo l’ascesa del nazismo tra il 1928 e il 1938, dalla crescita del Partito Nazional-socialista dei Lavoratori (NSDAP) alla formazione e radicamento del regime nazista.

Breve profilo di Adolf Hitler dalla nascita al 1923

Figlio del doganiere austriaco Alois Hitler e di Klara Pözl, domestica e poi moglie del primo e probabilmente consanguinea, Hitler nacque nel 1889. Si sa molto poco della sua giovinezza. Ad esempio fu educato come cattolico, ed ebbe sempre un rapporto burrascoso con il padre, violento e fedifrago. Un fatto curioso è che il futuro dittatore fu compagno di scuola del coetaneo Ludwig Wittgenstein. Ad ogni modo, il giovane Hitler non riuscì a finire le superiori, smettendo di studiare una volta conclusa la scuola dell’obbligo. Hitler iniziò a coltivare ambizioni artistiche, ma fu rifiutato dall’Accademia delle Belle Arti di Vienna, anche perché la mancanza del titolo di studio. Sempre nello stesso anno muore la madre di cancro al seno. Hitler si sposta in cerca di una sistemazione da alcuni parenti a Liverpool, per poi ritornare a Vienna, dove viene in contatto l’antisemitismo. Fugge quindi dall’Austria per sfuggire alla leva, ma decide di arruolarsi, mediante richiesta formale, nell’esercito tedesco durante la Prima Guerra Mondiale. Durante la guerra si distinse e fu insignito di varie medaglie. Dopo la guerra continua a fare parte dell’esercito e, nel frattempo si avvicina al DAP.

La crescita del Partito Nazista

La Germania era uscita dalla Grande Guerra devastata economicamente. Sebbene nella seconda metà degli anni Venti la situazione economica sembrò migliorare grazie ai finanziamenti del Piano Dawes, la crisi del 1929 si riverberò in Germania in maniera pesantissima.

In questo clima cresce politicamente, nei primissimi anni Trenta, il partito guidato da Hitler1, il Nsdap (Partito nazional-socialista dei lavoratori) crebbe significativamente. Il grafico seguente illustra questa crescita.


Ascesa del Partito Nazista – Rispetto ad altri partiti, statici o in declino, come il SPD (Partito social-democratico tedesco, in rosso), il KPD (Partito Comunista tedesco, in bordeaux) e il DPZ (Partito di centro, in nero), il NSDAP (in marrone) cresce in maniera molto significativa negli anni a cavallo del 1930

Logo del Partito Nazional-socialista dei Lavoratori (NSDAP)
Simbolo del Partito Nazional-socialista dei Lavoratori (NSDAP)

Il programma del 1921

Già prima del putsch di Monaco del 1923, Hitler aveva dato un programma al partito, cambiando contestualmente il nome da DAP a NSDAP. Questo programma constava di venticinque punti, di cui indichiamo i principali sotto:

  • Perseguimento del grande pangermanesimo, con annessione dell’Austria.
  • Abolizione dei trattati di pace.
  • Togliere la cittadinanza agli ebrei.
  • Abolizione dei redditi che non derivano dal lavoro.
  • La repressione e chiusura di quelle espressioni culturali considerate come disgregatrici del popolo tedesco.

Le componenti del nazismo

La spiegazione del successo politico crescente è dovuta ad almeno tre componenti, che analizziamo di seguito.

  • un nazionalismo molto aggressivo e di stampo bellicista;
  • un razzismo estremo e in particolare un fortissimo antisemitismo;
  • una soppressione violenta dell’opposizione politica.

Il nazionalismo nazista

Il nazionalismo nazista trovò appoggio in tutte quelle fasce di popolazione rimaste deluse – ed anzi disonorevoli – delle condizioni imposte dal Trattato di Versailles, alla fine della Grande Guerra. Molti cittadini tedeschi credono che la Germania non sia stata davvero sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, come pure reputavano eccessivamente pesanti le sofferenze derivate dalla politica iperinflattiva durante gli anni Venti. Si trattava dunque di restituire alla Germania l’onore e il prestigio consoni ad una grande potenze europea, onore e prestigio sottratti dalle clausole del Trattato di pace di Versailles.

Antisemitismo

Non si può separare il nazismo dall’antisemitismo. Si può anzi affermare che l’antisemitismo sia una delle componenti costitutive del nazismo. Questo è vero si dalle origini del movimento. Gli ebrei vengono concepiti come un gruppo sociale parassitario, che porta alla morte il popolo che lo ospita. Prova ne è il successivo brano del Mein Kampf di Hitler (1925-1926):

[…] il giovane ebreo dai capelli neri aspetta di nascosto l’inconsapevole ragazza, che egli contamina con il suo sangue, sottraendola così al suo popolo. Con ogni mezzo cerca di distruggere le basi razziali del popolo che si è proposto di soggiogare. […] Il suo pensiero segreto e il suo chiaro fine [è quello] di rovinare l’odiata razza bianca [ariana], con l’imbastardimento che consegue [a rapporti sessuali con razze inferiori], abbattendola dalla sua posizione di dominio politico e culturale, per imporsi come [nuova razza] padrona.2

L’ebreo dunque era accusato di essere una delle cause, se non la principale, del periodo nefasto che la Germania attraversava dalla fine della Grande Guerra.

Soppressione della diversità politica e caratteristiche degli aderenti

I nazisti si scagliano soprattutto nelle aggressioni contro socialdemocratici e comunisti. Proprio come era accaduto per il fascismo, lo Stato tedesco si macchia della grave colpa di tollerare tali nefandezze. La conseguenza di questa tolleranza non fa che aumentare la credibilità politica del NSDAP, che spaventa e annulla quasi tutta l’opposizione.

Uno dei motivi del grande consenso, oltre alle sopraddette persecuzioni degli oppositori politici, deriva dalla demografia degli aderenti al NSDAP. Circa due terzi dei membri del partito hanno un’età inferiore ai 40 anni. Quelli che diventeranno i maggiori gerarchi della Germania nazista, come Göbbels, Himmler, Speer, Hess, Heinrich, hanno, nel 1933, poco meno o poco più di 30 anni. La base elettorale è poi composta – in analogia con il fascismo – dalla piccola borghesia impiegatizia.

Dal primo governo nazista ai pieni poteri – 1931-1933

Tra l’ottobre 1931 e il novembre 1932 la Germania, scossa dal disordine politico e dall’ascesa del consenso intorno al NSDAP, vive una serie di crisi di governo. Da questa crisi emerge il partito di Hitler, a cui von Hindemburg, Presidente della Repubblica Tedesca, conferisce l’incarico di formare un governo il 30 gennaio 1933. Il governo che si va a formare non è tuttavia monocolore: su 11 ministri solo 3 sono nazisti.

Questa flebile maggioranza non soddisfa Hitler. Appena un mese dopo aver ottenuto l’incarico di governo, il 27 febbraio 1933, scoppia un incendio al Reichstag. Questo incendio, il cui dolo fu addossato a un militante comunista,  fu utilizzato da Hitler come pretesto per perseguitare ulteriormente gli oppositori politici.

L'incendio del Reichstag del 27 febbrario 1933
L’incendio del Reichstag del 27 febbrario 1933

Subito dopo, nel marzo del 1933, si tengono nuove elezioni grazie alle quali il NSDAP ottiene il 44% dei voti. Ancora Hitler non è soddisfatto: il sistema di potere che ha in mente non prevede pluralismi di sorta. Così, in un continuativo clima di oppressione del dissenso politico, il Partito comunista viene dichiarato fuorilegge, mentre il Parlamento approva il conferimento dei pieni poteri3 a Hitler (24 marzo 1933).

Finisce così ufficialmente la Repubblica di Weimer, nasce il Terzo Reich4. Si apre, contestualmente, una delle più orribili e vergognose pagine della storia europea: il regime nazista.

Video-lezione – Parte 1

Il nazismo si fa regime

La notte dei lunghi coltelli – 30 giugno 1934

Una volta ottenuti i pieni poteri, Hitler si dedicò a rimettere ordine all’interno del nazismo stesso. Si trattava infatti di riprendere il controllo delle SA, guidate da Ernst Röhm5. Le squadre d’assalto erano diventate una potente forza che, incarnando gli aspetti più rivoluzionari del nazionalsocialismo. La scarsa inclinazione verso il rispetto delle gerarchie da parte delle SA preoccupava non poco Hitler, come pure i gerarchi della Wehrmacht. Così, durante un raduno delle SA, le SS trucidarono Röhm e una settantina delle sue truppe il 30 giugno del 1934, la notte dei lunghi coltelli.

SS e Gestapo

Dopo pochi mesi, alla morte di Hindenburg, Hitler divenne presidente, assumendo così anche il comando supremo delle forze armate. Iniziò così la costruzione dell’apparato repressivo e autoritario.   Se inizialmente la polizia era affidata al comando di Hermann Göring (1983-1946) che utilizzò, agli inizi gli uomini delle SA come polizia, dopo la notte dei lunghi coltelli il comando delle forze dell’ordine passò a Heinrich Himmler (1900-1945). Questi, oltre ad essere il capo delle SS, nel 1935 riorganizzò la Gestapo6, una polizia segreta perfettamente integrata con le SS stesse.

 FOCUS – La svastica

Il simbolo della svastica è oggi indissolubilmente associato al nazismo. Viene tutt’ora utilizzato da associazioni illegali di stampo neonazista o neofascista. In moltissimi Stati l’esibizione di questo simbolo è considerato un reato, ricadendo nelle fattispecie di apologia del nazifascismo o di incitamento all’odio.

Tuttavia, dal punto di vista storico, la svastica non ha alcun significato antisemita originariamente. È un simbolo antichissimo e augurale, diffuso in praticamente tutta l’Asia, dall’India al Giappone.

L'antico simbolo della svastica
L’antico simbolo della svastica

Hitler conosceva questo simbolo, avendo studiato le culture orientali da giovani, e se lo utilizzo per il partito, nella particolare rappresentazione di una svastica nera, in un cerchio bianco su fondo rosso. Questa configurazione fu spiegata dallo stesso dittatore nel Mein Kampf:

[…] Nel rosso riconosciamo l’idea sociale del movimento, nel bianco l’idea nazionalista, nella croce uncinata l’impegno a combattere per l’affermazione dell’uomo  ariano e per il diffondersi della tendenza al lavoro creativo,  che fu e sarà sempre antisemitico.

Il concordato con la Chiesa – 20 luglio 1933

Proprio come il regime fascista con i Patti Lateranensi, anche il regime nazista strinse un Concordato con la Chiesa cattolica di Pio XI il 20 luglio 1933. Non vi fu alcuna manifestazione concreta di opposizione della Chiesa contro il regime, se non nel 1937 quando, con l’enciclica Con cocente dolore7, il pontefice si lamentò della violazione del Concordato. I nazisti perseguitarono anche migliaia di cattolici in seguito all’enciclica, deportandoli a Dachau. La Chiesa protestante si piegò a Hitler, e i pochi dissidenti furono deportati nei campi di concentramento.

La macchina della propaganda

La nazificazione delle Germania passò per una titanica opera di irreggimentazione delle masse. Come per il fascismo, la i giovani e giovanissimi vennero inquadrati  in diverse associazioni educative e paramilitari. La più importante era la Gioventù hitleriana8. Al gerarca nazista Joseph Göbbels (1897-1945) fu affidato l’importantissimo Ministero della Propaganda e dell’Informazione, ruolo che conservò per tutta la durata del regime. Questo ministero utilizzò in maniera massiva marce, manifestazioni, parate e raduni, abilmente organizzati e dalla regia impeccabile,

Joseph Göbbels si occupò di ridefinire la cultura della Germania nazista. Lo fece attraverso il roghi di libri di autori invisi al regime, in molti casi ebrei.Il regime si accanì anche contro ogni forma di arte moderna, considerata come degenerata rispetto a quella classica, l’unica accettabile. Migliaia di scienziati, artisti, musicisti, intellettuali fuggirono dal Paese.

Fondamentale fu l’utilizzo del cinema e della radio. Analogamente al fascismo, il nazismo utilizzò la cinematografia a scopo propagandistico. Il cinema fu anche il vettore della diffusione dell’ideologia razzista del nazismo, e dunque campagne a favore dell’eugenetica e dell’antisemitismo.

L’economia nazista

La lotta alla disoccupazione…

Come sappiamo, l’economia tedesca, dopo una timida ripresa dal 1925-1926, crollò nuovamente per effetto della crisi del 1929. Nel 1933 Hiltler aveva istituito il Servizio di Lavoro Nazionale (Reichsarbeitsdienst, RAD), nell’ottica di diminuire la disoccupazione e, allo stesso tempo, indottrinare i lavoratori. Tutti gli uomini tra i 18 e i 25 anni dovevano essere addestrati per sei mesi al lavoro nel RAD, indossando uniformi, vivendo in campi, pagati con una diaria e non con uno stipendio.

La politica di regime faceva della politica economica un mero mezzo. Seguendo la pista corporativista, il nazismo eliminò qualsiasi componente sindacale. Il regime, mirante alla compattezza sociale asservita ai suoi scopi, pretendeva l’ordine e non poteva accettare nessuna forma di conflitto sociale. Un ideologo del regime così descriveva questa mentalità nazional-socialista:

Imprenditori e lavoratori non si contrappongono più come nemici, che mercanteggiano per profitto e salari, ma sonno soldati del lavoro, dei quali l’uno comanda e l’altro obbedisce in relazione all’obiettivo da raggiungere, perché dal lavoro il popolo non deve trarre soltanto il pane quotidiano, ma, al di là di esso, valori eterni della sua energia creatrice.

…nell’ottica del riarmo

La politica occupazionale del regime era funzionale alla sua politica di potenza. Quando, nel 1936, si varò un piano economico quadriennale, la maggior parte della manodopera disponibile fu indirizzata verso l’industria pesante e bellica. Quindi verso la costruzione di armamenti per esercito, marina ed aviazione. Ecco a tal merito un grafico abbastanza esplicativo. Per approfondire puoi andare qui e qui.

Nel 1939 la Germana si vantava di aver azzerato la disoccupazione. Per certi versi questo era vero. La disoccupazione era scesa a zero, perché le donne venivano invitate a rimanere a casa e molti cittadini indesiderati erano emigrati, o ghettizzati o uccisi.

L’antisemitismo

Boicottaggio nazionale dei negozi e delle attività ebraiche – 1 aprile 1933

Il 1 aprile 1933, membri delle SA e delle SS, alle 10 in punto del mattino, si appostavano difronte ai negozi e alle attività degli ebrei, per informare avventori e clienti che quei negozi e quelle attività erano di cittadini ebrei, e invitando i clienti non entrare. Questo boicottaggio sarebbe finito a mezzanotte, ma in diverse parti della Germania sia registrarono episodi di violenza. A Kiel un avvocato ebreo fu ucciso.

Le leggi di Norimberga – 15 settembre 1935

Nel settembre del 1935, il Parlamento Tedesco, riunito a Norimberga, approvò le prime leggi antisemite all’unanimità, le cosiddette Leggi di Norimberga9. In base a queste leggi:

  • si vietavano i matrimoni misti e si scioglievano quelli già esistenti;
  • si vietavano i rapporti sessuali tra ebrei e tedeschi;
  • le donne tedesche sopra i 45 anni non potevano più avere datori di lavoro ebrei;

 

Le leggi di Norimberga fornirono anche la definizione nazista di ebreo. Ebreo è chiunque abbia almeno tre nonni ebrei o pratichi l’ebraismo. Questa criterio causò una sovrastima degli ebrei. Nella Germania degli anni Trenta, su 67 milioni di abitanti, solo mezzo milione era ebreo. Furono quindi classificati come ebrei diverse migliaia di cittadini tedeschi in più, anche esponenti del clero protestante e cattolico, che avevano nonni ebrei.

Successivamente si proibì agli ebrei l’accesso alle professioni liberali. Sin dal 1935 molti ebrei lasciarono il Paese, incoraggiati da Tedeschi, che ancora non avevano avviato politiche di sterminio10.

La notte dei cristalli – 9-10 novembre 1938

Nel novembre 1938 un giovane ebreo uccise a Parigi il diplomatico Ernst von Rath. La reazione dei Tedeschi fu durissima. In tutta la Germania diede vita a veri e propri pogrom. Migliaia di ebrei furono assassinati, arrestati senza giusto motivo, picchiati. I Tedeschi incendiarono le sinagoghe, distrussero le vetrine delle attività commerciali ebree, da cui il nome Kristallnacht, notte dei cristalli. A vigili del fuoco era stato intimato di non rispondere alle richieste di soccorso provenienti da ebrei.

Le vetrine delle attività ebree distrutte durante la Kristallnacht
Le vetrine delle attività ebree distrutte durante la Kristallnacht – Fonte: Holocaust Encyclopedia

Il governo tedesco procedette poi alla dissimilazione, ovvero alla completa separazione degli ebrei dal corpo nazionale tedesco. Provvedimenti in questo senso furono la ghettizzazione e l’obbligo di portare la stella di David come segno di riconoscimento. Agli ebrei fu tolta anche la cittadinanza e, quelli che non erano fuggiti nel 1935, erano destinati a rimanere in Germania e ad essere deportati. In questi anni i vertici del nazismo pensano appunto alla soluzione finale.

La stella di David di stoffa che gli Ebrei dovevano cucire addosso ai propri vestiti per identificarsiri
A sinistra, la stella di David di stoffa che gli Ebrei dovevano cucire addosso ai propri vestiti per identificarsi. A destra, Ebrei nel ghetto di Lodz in Polonia, che indossano la stella. Fonte foto: JTA/Jewish Chronicle/Heritage Images/Getty Image

Persecuzione degli indesiderati non ebrei

Se i nazisti consideravano gli ebrei come il nemico esterno, volto a peggiorare la fantomatica razza ariana, la conservazione di questa passava anche per l’eliminazione delle debolezze. Si trattava, in altri termini, di sterilizzare e/o eliminare tutti coloro i quali erano affetti da malattie non curabili o tare ereditarie o coloro che, seppur non malati, non rientravano nei folli criteri di “purezza” del regime e nell’insensato disegno eugenetico nazista. Rientravano in queste categorie i malati di mente, i rom, gli omosessuali.

Video-lezione – Parte 2

Timeline interattiva sull’ascesa di Hitler e il regime nazista

Per vedere la timeline interattiva a schermo intero clicca qui.

Geomappa interattiva dei lager nazisti

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