Rivoluzione Francese – Dal Direttorio al consolato di Napoleone

Direttorio cover

In questo articolo trattiamo la fase della Rivoluzione Francese che va dal Direttorio (9 termidoro 1794) al consolato di Napoleone (18 brumaio 1799).

Questo è il quinto articolo sulla Rivoluzione Francese. Ti consigliamo di leggere i quattro articoli precedenti sulla Rivoluzione Francese:

  1. gennaio-luglio 1789;
  2. 14 luglio -26 agosto 1789;
  3. ottobre 1789- Costituzione del 1791;
  4. dalla Convenzione al Terrore di Robespierre.

Il Terrore bianco

Il colpo di stato del 9 termidoro, pose fine al Robespierre e al Terrore giacobino. Si apriva così una nuova stagione, i cui protagonisti erano i girondini. Preso il potere, i girondini innescarono una nuova forma di persecuzione, il cosiddetto Terrore bianco1, nel contesto del quale furono perseguitati i giacobini. Il club fu sciolto il 12 novembre del 1794.

Attori di questo Terrore bianco furono gli esponenti della cosiddetta jeunesse dorée2, giovani benestanti3 che si riunivano, armati, per dare la caccia ai giacobini.

Le persecuzioni a danno dei controrivoluzionari tipiche del terrore si attenuarono. Il girondini pacificarono – o cercarono di farlo – il conflitto con i controrivoluzionari, tramite amnistie o restituzione dei beni dei nobili e del clero prima confiscati.

La Costituzione dell’anno III4 e la nascita del Direttorio

Nell’agosto del 1795 la Convenzione approvò una nuova costituzione. Quest’ultima, nella sostanza, abrogava e temperava le caratteristiche della precedente del 1793. Infatti fu reintrodotto il criterio censitario per poter votare. Inoltre, lo Stato francese non si impegnava più a eliminare sostanzialmente le diseguaglianze, limitandosi a dichiarare l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.

Un’altra importante novità della Costituzione del 1795 fu l’istituzione di un parlamento bicamerale e quella di un Direttorio. Quest’organo era composto da cinque individui e ogni anno uno dei membri doveva essere sostituito.

La Congiura degli eguali

La nuova costituzione era certamente meno progressista di quella del 1793. Espressione della borghesia, essa ricalcava il solco della costituzione del 1791. Non bisogna stupirsi dunque che la nuova carta non accogliesse le istanze dei ceti più popolari. Come si è anticipato, l’uguaglianza propugnata dalla nuova costituzione si limitava al carattere formale, tralasciando quello sostanziale.

Il malcontento che ne derivò trovo la sua espressione più completa nella Congiura degli Eguali. Tale congiura, organizzata dall’egualitarista François-Noël Babeuf, mirava ad rovesciare il governo giacobino. Babeuf puntava all’uguaglianza sostanziale, e riteneva ingiuste le differenze di reddito. Soleva ripetere:

Tutti gli stomaci sono uguali.

I girondini scoprirono la congiura nel maggio del 1796 ed essa fu sventata. Interessante ricordare che ad essa partecipò anche Filippo Buonarroti, lontano discendente di Michelangelo, famoso artista rinascimentale. Babeuf fu catturato e condannato a morte.

La campagna d’Italia

Il Direttorio decisi di consolidare la sua posizione e il suo prestigio politico attraverso una campagna militare contro l’Austria. La strategia era quella di attaccare l’Austria lungo due fronti, dalla Renania e dall’Italia.

La campagna d’Italia fu affidata al giovane generale Napoleone Bonaparte. Questi operò in un clima abbastanza favorevole: gli intellettuali di mezz’Europa5 erano entusiasti all’idea di una liberazione francese.

Napoleone del resto avanzava senza troppa difficoltà nella sua discesa in Italia. Ottenne per la Francia Nizza e la Savoia, sottratte a Vittorio Amedeo III. Queste conquiste furono sigillate dall’armistizio di Cherasco del 1796.

Le Repubbliche “sorelle”

La discesa di Napoleone continuò fulminea e pressoché indisturbata. Di fatto, Napoleone superò il piano concepito dal Direttorio e, con le su conquiste formò delle repubbliche in Italia:

  • la Repubblica Cispadana, comprendente Modena e Reggio Emilia;
  • la Repubblica Cisalpina, comprendente la Lombardia.

Tali repubbliche erano di fatto protettorati francesi. Napoleone esportò in esse la costituzione francese, ma richiese anche pesanti tributi e il mantenimento dell’esercito.

L’entusiasmo nella possibilità che Napoleone liberasse l’Italia dall’oppressore austriaco termino presto. Napoleone infatti strinse con l’Austria il Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), in base al quale gli Austriaci, pure riconoscendo la Repubblica Cisalpina, mantenevano il dominio su Venezia.

Era dunque chiaro che le intenzioni napoleoniche erano di ordine strategico, economico e politico e non legate a intenti liberatori verso i territori italiani. Un’altra esperienza da ricordare fu quella della Repubblica Romana, nata dall’invasione francese dello Stato della Chiesa.

Il Direttorio diventa un triumvirato: il colpo di Stato del 18 fruttidoro

La politica temperata del Direttorio verso i controrivoluzionari finì per indebolirne la forza politica. I filomonarchici stavano accentrando un consenso non indifferente. Si corse ai ripari attraverso un colpo di Stato il 18 fruttidoro (4 settembre 1797) mediante il quale al Direttorio si sostituì un triumvirato (Barras, La Révellière-Lepaux, Reubell) di stampo dittatoriale. Il triumvirato infatti fece sì che Parigi fosse occupata dall’esercito e limitò la libertà di stampa.

La campagna in Egitto e la Seconda coalizione

Sebbene la Prima Coalizione avesse perso forza – e del resto era praticamente sciolta sin dal 1795 – l’Inghilterra rimaneva il principale nemico della Francia rivoluzionaria. Un’invasione diretta dell’isola era fuori dai tavoli di discussione.  Il governo francese pensò quindi di colpire indirettamente l’Inghilterra andando ad occupare l’Egitto, fondamentale snodo commerciale del Mediterraneo nella direzione dell’Oriente.

L’incarico fu affidato a Napoleone, oramai popolarissimo. Sbarcato in Egitto nel 1798, la sua flotta fu presto distrutta da quella inglese, capitanata dall’ammiraglio Horatio Nelson nella battaglia di Abukir (1 agosto 1798). Dal punto di vista bellico la spedizione egiziana fu un fallimento. Non lo fu però dal punto di vista culturale. Moltissimi studiosi infatti accompagnarono Napoleone in Egitto per studiare la cultura e la storia egiziana. Il risultato più notevole fu la scoperta della Stele di Rosetta, una stele le cui iscrizioni in egiziano e in greco antico permisero la decifrazione dei geroglifici.

Stele di Rosetta
La Stele di Rosetta permise agli studiosi di decifrare i geroglifici egiziani.

L’Inghilterra approfittò della temporanea debolezza francese per costituire una Seconda Coalizione, a cui aderirono Austria, Russia, Regno di Napoli e Turchia.

Il colpo di Stato di brumaio e la fine della Rivoluzione Francese

La Francia si barcamenava tra i disordini interni e le minacce esterne. Il Regno di Napoli fu invaso e lì fu istituita la Repubblica Partenopea. Sebbene la Francia dominasse gran parte dell’Italia, i vecchi sistemi di potere vennero presto a restaurarsi. L’episodio più significativo fu la reazione borbonica organizzata dal cardinale Fabrizio Ruffo nella Repubblica Partenopea, che riconsegnò Napoli alla famiglia reale. L’andamento altalenante della guerra indebolì politicamente il triumvirato del Direttorio. Si penso così ad un ennesimo colpo di Stato. Questo avvenne il 18 brumaio (9 novembre 1799). L’effetto fu lo scioglimento dello stesso Direttorio e il governo cadde nelle mani di tre consoli, di cui il più importante era Napoleone.

Si chiudeva così un fenomeno storico complesso, la Rivoluzione Francese: dieci anni di avvicendamenti politici al vertice, di Costituzioni moderate e radicali, di Terrore, guerra, persecuzioni ed esecuzioni. L’antico regime era comunque stato scardinato. Si apriva così per la Francia e per l’Europa l’Età Napoleonica.

Timeline interattiva della Rivoluzione Francese

Video-lezione di sintesi

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