Rivoluzione Francese – (ottobre 1789-Costituzione del 1791)

Costituzione 1791 cover

In questo articolo trattiamo il periodo della Rivoluzione Francese che va dalle proteste a Versailles all’approvazione della Costituzione (5 ottobre 1789 – 3 settembre 1791).

Questo è il terzo articolo sulla Rivoluzione Francese. Ti consigliamo di leggere prima il primo articolo e poi il secondo.

Le giornate di ottobre (5-10 ottobre 1789)

Luigi XVI si rifiutò di ratificare l’abolizione dei privilegi feudali e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. Proprio per questo un corteo – guidato da donne – si recò a Versailles il 5 ottobre per protestare. Il corteo chiedeva:

  • l’approvazione di quanto decretato nell’Assemblea Costituente;
  • un calmiere dei prezzi, in modo da limitare il carovita;
  • il trasferimento della Corte da Versailles al Palazzo delle Tuileries, originaria sede della monarchia.

 

Il re fu costretto ad accettare e il 10 ottobre 1789 fu proclamato:

[…] per grazia di Dio e per la Costituzione dello Stato, re dei Francesi.

Bisogna notare l’espressione re dei Francesi. Essa sta ad indicare il rifiuto della concezione patrimoniale della monarchia. Il re era il re dei Francesi, e non di Francia. La Francia non era un suo possedimento patrimoniale, bensì egli era re per tutelare gli interessi dei Francesi suoi sudditi.

I rapporti tra la Rivoluzione e il Secondo Stato

Requisizione dei beni del clero e assegnati

Come è noto, la Francia all’epoca era fortemente indebitata. Oltre a raccogliere le istanze del Terzo Stato, l’Assemblea Costituente doveva cercare di migliorare la situazione del bilancio.  Essa decise quindi di procedere con la requisizione dei beni del clero (2 novembre 1789). Gli ordini religiosi che invece svolgevano una qualche funzione di assistenza sociale e/o educativa, finirono sul libro spese del governo.

Ad ogni modo i beni requisiti furono la base economica per un’operazione che non riscontrò molto successo. I beni infatti garantivano i cosiddetti assegnati, buoni del tesoro che potevano essere acquistati dai cittadini. Le conseguenze non furono delle migliori:

  • i cittadini non avevano fiducia nella situazione politica e nella capacità dello Stato di garantire gli assegnati;
  • questi ultimi furono emessi in gran numero, si svalutarono e andarono a peggiorare la già alta inflazione.

Costituzione civile del clero

Un provvedimento molto significativo dell’Assemblea costituente nel merito dei rapporti stato Chiesa fu certamente la Costituzione civile del clero (1790). Questo provvedimento, di chiara ispirazione gallicana, rendeva gli esponenti del clero dei dipendenti pubblici stipendiati. Affinché ciò avvenisse, i preti dovevano giurare sulla Costituzione. Il clero si spezzò quindi in due gruppi: il clero costituente, che giurò sulla Costituzione, e quello refrattario, che sentiva di dover obbedire al papa. Il pontefice, allora Pio VI, non potette che condannare questa decisione. Tutti coloro che la ritennero indebita andarono ad ingrossare la fila dei controrivoluzionari.

La fuga del re

Che Luigi XVI fosse stato costretto a giurare di essere il re dei Francesi poteva essere intuizione comune a molti nella Francia di fine Settecento. L’episodio certamente più scabroso fu la sua fuga. Si dalla Grande Paura dell’estate del 1789, molti nobili avevano cercato riparo dal clima politico ostile emigrando all’estero. Iniziava a serpeggiare l’idea che la Rivoluzione potesse esser soffocata dall’aiuto di potenze straniere.

Anche il re tentò la fuga, nel 1791. Travestito da servo, in borghese, e con i documenti falsi, il monarca fu tuttavia intercettato a Varennes, in Belgio, il 20 giugno 1791 e riportato a Parigi. La vicenda ebbe immediati riflessi politici. Il re era inaffidabile e quasi certamente nemico della Rivoluzione. Queste considerazioni diedero slancio ai democratici nell’Assemblea costituente, a discapito dei moderati.

I club

Nel contesto della Rivoluzione Francese sorgono, in Francia, i club1. I club della Francia rivoluzionaria hanno ovviamente natura politica, tanto è che possono definirsi dei para-partiti. Tra i club più importanti annoveriamo certamente:

  • i giacobini2, il cui capo politico era Maximilien de Robespierre (1758-1795). Robespierre era – come quasi tutti i giacobini – un piccolo borghese. Appassionato delle opere di Rousseau, riuscì a farsi eleggere agli Stati Generali ed ebbe grande visibilità e influenza nella Assemblea Costituente. I giacobini, che all’inizio furono moderati, dopo la tentata fuga del re si spostarono su posizioni democratico-repubblicane.
  • i foglianti, nati da una scissione dei giacobini. I foglianti promuovevano una monarchia costituzionale. Tra i loro esponenti di maggior spicco vi erano LaFayette e Mirabeau.
  • i cordiglieri, guidati da Danton, erano il gruppo più radicale. Promuovevano la nascita di una repubblica, l’aumento dei salari e garanzie occupazionali. Oltre a Danton gli esponenti di Spicco erano Marat (1743-1793) e Hébert (1757-1794).

Tabella riassuntiva dei principali club durante la Rivoluzione Francese

Club Origini del nome Obiettivi Capi
Giacobini Dal nome del convento domenicano di Saint-Jacques (San Giacomo) in cui si riunivano. Repubblica Robespierre
Foglianti Dal nome dell’ex-convento in cui si incontravano re che era stato dei monaci cistercensi, detti foglianti perché riformati nel secolo XVI dall’abate di Feuillant, J. de la Bernière. Monarchia costituzionale La Fayette e Mirabeau
Cordiglieri Dal nome del convento dei francescani nel quale si riunivano.

Il cordiglio è il cordone che portavano alla vita i francescani.

Repubblica, aumenti salariali e garanzie occupazionali Danton, Hebért e Marat

La Costituzione del 1791

La Costituzione fu approvata finalmente il 3 settembre 1791. L’ispirazione di questa prima carta costituzionale rivoluzionaria è certamente di matrice illuminista, legata al pensiero di Locke e Montesquieu, borghese e moderata. In base alla Costituzione del 1791, il corpo sociale fu diviso in relazione all’attività politica secondo un criterio censitario:

  • cittadini passivi: non possono votare in quanto privi di ricchezza;
  • quelli attivi: potevano votare, ma non essere eletti3;
  • i cittadini eleggibili, che per essere tali dovevano comunque possedere degli appezzamenti di terra.

 

In questo modo l’antico regime venne di fatto scardinato, sebbene la società uscente da questa Costituzione non era certamente egualitaria: La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino rimaneva disattesa.

Un’altra questione affrontata fu quella di stabilire a chi dovesse esser riservato il diritto di dichiarare guerra. In base alla Costituzione questo doveva spettare all’assemblea. L’amministrazione dei dipartimenti fu inoltre affidata a sindaci eletti, non più gli intendenti di nomina regia, spesso protagonisti di fenomeni di corruzione.

L’approvazione della Costituzione del 1791 pose fine all’Assemblea Nazionale Costituente. Nasceva così l’Assemblea Legislativa. Il seguente schema mostra la sua composizione.

Apparati

Video-lezione di sintesi

 

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