Rivoluzione Francese – (gennaio- 9 luglio 1789)

Apertura degli Stati Generali 5 maggio 1789

In questo primo articolo dedicato alla Rivoluzione Francese, trattiamo il periodo che va dalla pubblicazione dell’opuscolo Cosa è il Terzo Stato? dell’abate Sieyès  alla formazione dell’Assemblea nazionale costituente  (gennaio- 14 luglio 1789).

Arretratezza economica e sociale della Francia

La Francia del Settecento, a differenza dell’Inghilterra, protagonista della rivoluzione industriale, aveva un’economia ancora prettamente agricola. L’80% della popolazione trovava impiego nelle campagne.

I Tre Stati

Dal punto di vista sociale la Francia del Settecento era divisa in tre Stati:

  • Primo Stato, ovvero la nobiltà, composta dalla grande aristocrazia terriera. La nobiltà costituiva l’1.5% della popolazione francese. I nobili inoltre possedevano circa un terzo delle terre francesi.
  • Secondo Stato, ovvero gli alti ranghi del clero. Il Secondo Stato costituiva lo 0.5% della popolazione francese. Esso possedeva il 10% degli appezzamenti agricoli.
  • Terzo Stato, una compagine eterogenea: essa raccoglieva tutti coloro che non rientravano nei primi due. Era dunque composta da contadini, parroci di campagna, artigiani, mercanti e costituiva il 98% della popolazione.

I privilegi dei primi due Stati

I primi due Stati godevano di molti privilegi. Oltre ad essere esentati dal pagamento delle imposte, essi imponevano tasse e gabelle ai propri sottoposti, veri e propri oneri feudali. Inoltre, solo gli esponenti dei primi due Stati potevano accedere a cariche statali e militari di rango elevato, da cui il Terzo Stato era escluso.

Le cause della Rivoluzione Francese

La crisi finanziaria

La Francia degli anni Ottanta del Settecento era finanziariamente stremata dalle guerre a cui aveva partecipato. Sconfitta inoltre nella Guerra dei Sette Anni, aveva cercato una forma di rivalsa finanziando i coloni americani durante la guerra contro la madrepatria durante la Rivoluzione Americana. Al deficit si aggiungevano le entrate fiscali esigibili solo e soltanto dal Terzo Stato e le significative spese per il mantenimento della sfarzosa Corte a Versailles.

Nel 1776 la direzione delle Finanze fu assunta da Jacque Necker, un banchiere ginevrino. Cinque anni più tardi Necker pubblicò un rapporto noto come Rendiconto al Re. Questo documento fu falsificato dal banchiere: Necker non inserì in esso le spese straordinarie, legate alle guerre e al mantenimento della corte, riportando solo quelle ordinarie. Il bilancio sembrò quindi essere in positivo.

Tuttavia, pochi anni più tardi, tra il 1787 ed il 1788, la situazione finanziaria francese non fu più sostenibile. I successori di Necker compresero che per sanare il bilancio francese era necessario tassare anche i primi due Stati.

Le rivendicazioni del Terzo Stato

Come abbiamo affermato, il Terzo Stato costituiva il 98% della popolazione francese. Oltre al pagamento delle tasse, esso era anche la parte di popolazione più attiva e dinamica dal punto di vista economico. La borghesia francese – la parte più ricca del Terzo Stato – rivendicava maggiori tutele e diritti politici, che li erano negati dal sistema feudale noto come ancient régime.

Queste rivendicazioni e questo malcontento trovarono espressione nel gennaio del 1789 in un opuscolo intitolato Che cos’è il Terzo Stato?. L’autore di questo opuscolo era l’abate Emmanuel Joseph Sieyès. Famose sono le parole dell’opuscolo:

Cosa è il Terzo Stato? Tutto. Che cos’è stato fatto ad oggi nel sistema politico? Niente. Che cosa chiede? Di diventare qualcosa.

L'abate Emmanuel Jospeh Sieyès, autore dell'opuscolo Cosa è il Terzo Stato? - Ritratto di Jean Luc David
L’abate Emmanuel Jospeh Sieyès, autore dell’opuscolo Cosa è il Terzo Stato? – Ritratto di Jacques-Louis David

La crisi agricola e l’impopolarità della corona

A quanto detto sopra, tra le cause della Rivoluzione Francese, vanno poi annoverati almeno altri due elementi. In primo luogo la crisi agricola e manifatturiera che colpì la Francia negli anni Ottanta. Questa crisi ebbe come conseguenza l’aumento della disoccupazione e del costo della vita, impoverendo ulteriormente le classi medio-basse.

In secondo luogo, i sovrani francesi Luigi XVI e Maria Teresa non godevano di particolare popolarità presso il popolo. Più volte, in particolar modo Maria Teresa1, aveva dimostrato la sua poca sensibilità alle istanze sollevate dai sudditi.

La convocazione degli Stati Generali

In questa situazione di fermento, dopo diverse pressioni, Luigi XVI acconsentì a convocare gli Stati Generali nel 1789. Nella primavera dello stesso anno il sovrano invitò i sudditi a redigere i cahiers de doléance, nelle quali dovevano essere raccolte le istanze del popolo che sarebbero state oggetto delll’assemblea degli Stati Generali. Tra queste istanze ovviamente troviamo:

  • l’abolizione dei diritti e dei privilegi feudali dei primi due Stati;
  • la richiesta di norme che proteggessero la manifattura tessile francese contro la concorrenza inglese;
  • la stesura di una costituzione per la Francia che limitasse il potere assoluto del sovrano.

 

La questione del voto

Gli Stati Generali aprirono i lavori in un clima già molto teso il 5 maggio 1789. Ad aggravare la tensione contribuì anche una discussione che si sollevò a proposito del sistema di voto da adottare. In particolare:

  • Nobili e clero volevano che la votazione dei provvedimenti avvenisse per ordine, ovvero per Stato. In questo modo Primo e Secondo Stato avrebbero avuto sistematicamente la maggioranza dei voti, ovvero due terzi. Tutte le richieste di abolizione degli antichi privilegi sarebbero state così respinte automaticamente.
  • Il Terzo stato invece desiderava che la votazione avvenisse per testa, ovvero un voto per ogni membro dell’assemblea. In questo modo il Terzo Stato avrebbe ottenuto sempre la maggioranza, potendo contare su 578 deputati, contro il cumulo di 561 dei primi due Stati.

 

Composizione Stati Generali
Composizione degli Stati Generali

 

L’Assemblea Nazionale e il giuramento della Pallacorda

La decisione favorì il sistema di voto per ordine e questo causò le proteste dei deputati del Terzo Stato. Questi, anche grazie al discorso di Sieyés2, si dichiarò come la vera rappresentanza della nazione francese, definendosi come Assemblea Nazionale.

Il re reagì a questa sollevazione e, per mezzo delle guardie fece rinchiudere i deputati del Terzo Stato nella sala della Pallacorda3. Questi giurarono di non sciogliere la loro Assemblea sino al promulgazione di una Costituzione (20 giugno 1789).

Il dipinto di Jacques-Louis David raffigurante il giuramento della Pallacorda (20 giugno 1789)
Il dipinto di Jacques-Louis David raffigurante il giuramento della Pallacorda (20 giugno 1789)

Davanti ad una tale resistenza, Luigi XVI non poté che invitare i rappresentati degli altri due Stati a partecipare all’assemblea, che prese il nome di Assemblea Nazionale Costituente (9 luglio 1989). Questi eventi costituirono il primo passo verso la demolizione del regime assolutistico edificato sin dai tempi di Luigi XIV.

L’Assemblea Costituente era divisa tra le seguenti fazioni:

  • i democratici, borghesi e repubblicani che desideravano l’abolizione della monarchia;
  • i costituzionali. la parte maggioritaria dell’Assemblea, non totalmente avversi alla monarchia ma desiderosi di istituire un sistema parlamentare che limitasse i poteri di quella. In questa compagine si annoverano intellettuali, borghesi delle professioni e fuoriusciti dei primi due Stati;
  • i monarchici, per lo più aristocratici, i quali volevano a tutti i costi mantenere lo status di privilegio caratterizzante l’ancien régime.

Video-lezione di sintesi

 

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