Luigi XIV e l’assolutismo in Francia (1660-1715)

Luigi XIV e l'assolutismo in Francia (1660-1715)

Luigi XIV divenne re di Francia a soli 5 anni (1643). Il regno francese fu retto, nel frattempo, dalla madre Anna d’Austria e dal cardinale Mazarino. Quest’ultimo si occupò della formazione politica di Luigi, che prese le redini del regno nel 1660. Quest’anno segna, storiograficamente, l’apertura in Francia alla stagione dell’assolutismo, di cui il
sovrano francese fu la più forte espressione.

L’accentramento del potere e l’esautorazione della nobiltà

Luigi XIV cercò – e in buona parte riuscì – a limitare il potere della nobiltà. Diversi furono i mezzi con i quali il sovrano perseguì questo obiettivo. In particolare:

  • reintroduzione degli intendenti, funzionari dipendenti direttamente dalla corona. A loro spettavano compiti giuridici, di polizia e finanziari ed agivano per delega diretta del re;
  • abolì il diritto di rimostranza, ovvero la possibilità per i Parlamentari, di opporsi alle decisioni del re;
  • istituì il Consiglio Supremo di Stato, un organo esecutivo di cui facevano parte lo stesso re e tre ministri: uno delle Finanze, uno degli Interni e uno degli Affari Segreti.

Rispetto all’ultimo punto è importante notare che l’esautorazione della nobiltà passò anche per il fatto che nessuno dei ministri era – volutamente – nobile. I ministri venivano scelti direttamente dal re in base alla loro competenza.

La politica fiscale di Colbert

Uno dei più grandi successi di Luigi XIV riguardò la politica fiscale. La Francia, nei decenni precedenti, aveva partecipato ad tutta una serie di conflitti che ne avevano dissanguato le casse.

Si trattava dunque di introdurre un sistema fiscale più efficiente. Jean Baptiste Colbert assunse il ruolo di Controllore Generale dello Stato e operò in modo da:

  • migliorare la contabilità statale;
  • eliminare l’evasione fiscale (dovuta soprattutto a falsi nobili che godevano illegalmente di alcune detrazioni fiscali e privilegi).

La politica fiscale attuata da Colbert fu un enorme successo: infatti le entrate per lo Stato francese raddoppiarono già nel 1687.

Il mercantilismo

Il nome di Colbert non si lega soltanto al successo nella revisione dei meccanismi fiscali. Infatti, per colbertinismo (o mercantilismo) si intende proprio la politica economica il cui focus è rappresentato dall’ottimizzazione del rapporto tra import/export. L’idea alla base del mercantilismo è infatti quella favorire le esportazioni e ridurre le importazioni (la ricchezza di un Paese, secondo il colbertinismo è proporzionale alla quantità di metalli preziosi che essa possiede). Ovviamente la riduzione delle importazioni passa per provvedimenti di tipo protezionistico.

Il potenziamento delle esportazioni, dal canto suo, passò anche per tre provvedimenti:

  • La fondazione della Compagnia delle Indie Orientali ed Occidentali1 (1664);
  • l’unificazione doganale;
  • il potenziamento delle infrastrutture di trasporto

La riforma dell’esercito

Tipica caratteristica dell’assolutismo è l’attitudine belligerante dei sovrani. Luigi XIV non rappresenta un’eccezione in questo senso. Durante il suo regno l’esercito viene riformato e rafforzato. L’esercito francese è costituito da trecentomila soldati in pianta stabile. Si limita quindi il ricorso a truppe mercenarie.

Si aprono scuole per la formazione degli ufficiali, e i medi e alti ranghi dell’esercito vengono parzialmente aperti anche ad ufficiali di estrazione borghese.

Molte risorse vengono anche impiegate nel potenziamento delle fortificazioni di confine.

La politica religiosa

Il gallicanesimo

La politica religiosa di Luigi XIV è costituita da due componenti. La prima componente è la volontà del sovrano di fare della religione un personale instrumentum regni. Cerca quindi di slegare il cattolicesimo francese dalla chiesa romana, in modo tale da poter essere egli stesso il capo della chiesa in Francia. L’idea che il sovrano francese possa divenire il capo religioso dei cattolici di Francia è chiamata gallicanesimo. Espressione di questa teoria fu la Dichiarazione dei quattro articoli (1681) e cancellata poi nel 1683 da un accordo con il Papa.

Repressione di giansenisti e calvinisti e l’editto di Fontainebleu

La seconda componente della politica religiosa di Luigi XIV è la sistematica repressione del dissenso religioso. Questa repressione colpì in particolare:

  • i giansenisti, una corrente interna al cattolicesimo;
  • gli ugonotti: l’editto di Fontainebleu (1685) decreta la chiusura/distruzione dei luoghi di culto calvinisti;
    l’obbligatorietà del battesimo per i nuovi nati e la conversione al cattolicesimo. Gli ugonotti2 furono pertanto duramente repressi: questo causò un’emigrazione massiva verso altri Paesi, più tolleranti, e la conseguente diminuzione della forza lavoro francese.

 

Luigi XIV e la cultura

Il mecenatismo

Anche la politica culturale fu finalizzata alla celebrazione e al rafforzamento della figura del monarca. Una delle modalità attraverso le quali Luigi XIV cercò di raggiungere questo obiettivo fu il mecenatismo3.

Durante il regno di Luigi XIV furono fondante infatti l’Accademia delle Scienze, quella delle Belle Lettere, quella dell’Architettura e quella della Musica.

La reggia di Versailles

Non si può poi non citare l’edificazione della Reggia di Versailles (a venti chilometri da Parigi). La reggia, trionfo artistico ed architettonico, vuole rappresentare la grandezza del sovrano e fu copiata in diverse città europee, ad esempio a Caserta e a San Pietroburgo.

La reggia di Versailles
La reggia di Versailles

Un ulteriore funzione delle reggia fu il controllo della corte, sempre nell’ottica di esautorazione della nobiltà: i cortigiani erano obbligati a risiedere nella reggia ed erano economicamente mantenuti dalla corona .

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