Le elezioni e i sistemi elettorali in Italia

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Come abbiamo visto, attraverso il voto il corpo elettorale sceglie i propri rappresentanti. Tuttavia, esistono tante forme di elezioni e tanti sistemi elettorali.

Elezione di una carica individuale

Consideriamo adesso il caso più semplice, quello con il quale deve essere eletto un solo individuo. Questo è il caso, ad esempio, del Presidente della Repubblica, o del Sindaco di un Comune. I criteri elettivi in questo caso sono due:

  • a maggioranza relativa: il candidato che ottiene la percentuale di voti maggiore, anche qualora questa non raggiunga il 50%. Questo criterio vale quando i candidati sono più di 2.
  • a maggioranza assoluta: il candidato ottiene una percentuale di voti maggiore del 50%. Questo criterio vale quando i candidati sono esattamente 2.

 

Per quanto riguarda l’Italia, il criterio di maggioranza relativa vale per le elezioni dei sindaci di Comuni sotto i 15000 abitanti.

A volte la maggioranza relativa può non essere sufficiente e si ha la necessità di definire l’elezione attraverso una maggioranza assoluta. In questi casi vi è, generalmente, un secondo turno elettivo. Si dice in questo caso che i candidati vanno al ballottaggio. Questo vale, in Italia, per i Comuni maggiori.

Elezione di un’assemblea: sistemi elettorali proporzionali e maggioritari

Un caso più complesso riguarda riguarda l’elezione non di un singolo, ma di un’assemblea. L’esempio più ovvio sono le votazioni politiche per la Camera dei Deputati, composta, ad oggi, da 630 seggi.

Come vengono votati? Come vengono eletti? Possiamo affermare certamente che non esista IL sistema elettorale. Gli Stati moderni infatti adottano dei sistemi elettorali che sono la commistione tra i due seguenti tipi:

  • il sistema elettorale proporzionale, in base al quale gli elettori votano un partito. In base alla percentuale di voti che il partito raccoglie, gli saranno attribuiti un numero proporzionale di seggi. Se il partito prende il 30% dei voti, allora nella Camera siederanno un numero di deputati pari al 30% del totale. In questi casi può anche darsi che il numero di partiti che si presentano alle elezioni sia tale che nessuno possa conquistare una maggioranza di seggi in Parlamento. Ne seguono naturalmente delle coalizioni, ovvero alleanze tra partiti, che però vengono stabilite dopo il voto.
  • Il sistema elettorale maggioritario, che si basa sui collegi uninominali. In questo sistema i deputati vengono eletti singolarmente su tutto il territorio nazionale, che è diviso in aree geografiche dette collegi. In ogni collegio viene eletto, pertanto, un solo deputato. Questo tipo di elezione si può svolgere in un unico o più turni.

 

Nella seguente tabella raccogliamo vantaggi e svantaggi dei due sistemi elettorali

Vantaggi Svantaggi
Sistema proporzionale Favorisce rappresentanza e pluralismo L’eccessiva frammentazione porta all’instabilità di governo.
Sistema maggioritario Favorisce la stabilità di governo Meno rappresentatività e minore pluralismo

Sistemi proporzionali corretti: premio di maggioranza e sbarramento

Sia il sistema proporzionale che quello maggioritario presentano dei vantaggi, ma anche degli svantaggi. Vorremmo. del resto, un sistema che, pur tutelando rappresentanza e pluralismo, permetta alle forze politiche elette di governare con una certa stabilità, senza rimanere appese all’arbitrio di altre forze che, pur essendo minoritarie, possano influire sulla maggioranza di governo.

Si tratta quindi di modificare, di correggere, il sistema proporzionale. I due strumenti che si utilizzano in questo caso sono i seguenti:

  • il premio di maggioranza: ovvero, un bonus di seggi alla forza politica che ha ottenuto la maggioranza (anche se relativa). Esso scoraggia i partiti più piccoli e pertanto riduce il numero di partiti politici nel Parlamento.  Il premio di maggioranza, se eccessivo può portare a significative storture. Il caso storico è quello della Legge Acerbo in epoca fascista (19231). In base ad essa, il partito che avesse ottenuto il 25% di voti avrebbe conquistato i due terzi dei seggi del Parlamento.
  • Lo sbarramento: solo i partiti che raggiungono una certa soglia di percentuale di voti – ad esempio in Germania – ottengono seggi in Parlamento, al di sotto non ne ottengono alcuno.

 

Elezioni in Italia

In Italia esistono diversi tipi di elezioni, legate ai vari organi e che coinvolgono il corpo elettorale. Tutte si tengono ogni 5 anni. Esse sono:

  • Per quanto riguarda l’Unione Europea, l’organo eletto dai cittadini italiani è il Parlamento Europeo
  • A livello nazionale: il Parlamento, nelle sue due Camere: la Camera dei Deputati e il Senato.
  • A livello regionale: i cittadini eleggono sia il Presidente di Regione che il Consiglio Regionale.
  • Per quanto riguarda i Comuni, i cittadini eleggono il Sindaco e i membri del Consiglio Comunale. Nei Comuni di grandi dimensioni, i cittadini eleggono anche i Consigli di circoscrizione.

Si può ricostruire la storia della nostra Repubblica anche attraverso i sistemi elettorali. Abbiamo così tre periodizzazioni:

  • Dal 1948 al 1993, la “prima Repubblica”, in cui il sistema elettorale è stato quello proporzionale.
  • 1994-2001, periodo caratterizzato dal sistema misto con 3/4 di maggioritario a collegi uninominali e 1/4 proporzionale.
  • Un sistema proporzionale corretto con sbarramento e premio di maggioranza dal 2005 al 2014. Tuttavia, questo sistema (e la legge che lo ha definito) è stato dichiarato incostituzionale. Il premio di maggioranza è stato annullato mentre è stata introdotta la possibilità di espressione di una preferenza.

Il Rosatellum

Dal novembre del 2017 è in vigore il cosiddetto Rosatellum, il sistema elettorale basato su una nuova legge promossa da Ettore Rosato, attuale vicepresidente della Camera. Questo sistema prevede:

  • 37% dei seggi assegnati con sistema maggioritario a collegi uninominali;
  • 61% dei seggi divisi tra le varie coalizioni che hanno superato le soglie di sbarramento previste. La divisione avviene a livello nazionale per la Camera dei Deputati, a livello regionale per il Senato.
  • 2% dei seggi dai voti degli Italiani all’estero.

Il referendum

Il referendum non è u sistema elettorale, ma una modalità di esercizio diretto di democrazia. Nel referendum infatti non si eleggono rappresentanti politici, ma il popolo può esprimersi su una certa questione. L’unica forma referendaria in Italia è quella negativa o abrogativa. L’articolo 75 della Costituzione infatti ammette referendum soltanto per abrogare una legge, non per proporne una nuova o modificarne una esistente.

Articolo 75

È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio , di amnistia e di indulto , di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.

La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

La legge determina le modalità di attuazione del referendum.

Inoltre, non tutte le leggi possono essere oggetto di referendum, come ad esempio le leggi sui tributi.

Da dove inizia il percorso per arrivare ad un referendum? Dalla sua richiesta. In particolare un referendum è richiedibile da:

  • almeno  500000 elettori;
  • almeno da cinque Consigli regionali;

 

Avanzata al richiesta, i promotori hanno tre mesi per raccogliere le firme. La proposta referendaria viene poi valutata dalla Corte Costituzionale che controlla che essa non riguardi quelle leggi per cui non possono essere previsti referendum. Al via libera della Corte Costituzionale, il Presidente della Repubblica fissa una data per la votazione.

La votazione avviene segnando un “Sì” o un “No”. “Sì” equivale a dichiararsi d’accordo con l’abrogazione di una certa legge, “No” equivale ad esprimere la volontà di non volerla abrogare. Un referendum, per avere validità, deve superare il quorum, ovvero più della metà degli aventi diritto di voto deve essersi recato a votare. Raggiunto il quorum, se la maggioranza vota per l’abrogazione (Il “Sì”) la legge viene abrogata, altrimenti il referendum non ha alcun effetto.

Di seguito un tabella riassuntiva con i referendum più importanti della Repubblica Italiana.

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