L’utopia nella filosofia tardo-rinascimentale: More e Campanella

Utopia cover

In questo articolo trattiamo l’utopia nel pensiero filosofico rinascimentale, illustrando Utopia di Thomas More e La Città del Sole di Campanella.

Utopia di Thomas More – 1516

Per approfondire la figura di Thomas More ti consiglio di leggere questo articolo. Inoltre, puoi leggere gratuitamente Utopia qui.

Libro primo

Il libro primo, che venne scritto dopo il secondo, si presenta come una critica durissima alla società inglese contemporanea di More. In particolare, il filosofo denuncia l’avidità del sistema di potere che è alla base del dilagante pauperismo. Ancora, secondo More, lo stesso sistema penale – che condanna alla morte il semplice ladro – è uno strumento per la difesa dei diritti dei più ricchi.

Libro Secondo

Abolizione della proprietà privata e divisione del lavoro

Il secondo libro descrive l’isola di Utopia. Si capisce subito che quest’isola è una versione alternativa dell’Inghilterra. Come quest’ultima è un’isola ed è divisa in 54 contee. Chiarissima è la critica alla proprietà privata che, agli occhi di More e per bocca di Itlodeo, è una congiura dei ricchi, nonché l’origine di ogni diseguaglianza sociale:

[…] sono ben convinto che sia impossibile distribuire i beni  con un criterio giusto ed egualitario, o regolare con successo i rapporti umani, se non si sradica totalmente la proprietà.

Non solo la proprietà. Nell’immaginaria isola di More anche il denaro è abolito, se non per il commercio con i forestieri o per finanziare la guerra. Dunque non essendovi beni privati, tutto è in comune e ognuno preleva secondo la sua necessità1.

La divisione dei ruoli lavorativi è fissa, ma soggetta a rotazione. Tutti devono saper coltivare la terra, ma ognuno dovrà poi imparare un secondo mestiere. Non solo l’occupazione è soggetta al cambiamento periodico, ma anche la residenza. Per un po’ si abiterà in città, per un po’ in campagna. Alcuni cittadini sono esentati dal lavoro manuale, perché in tal modo possono dedicarsi completamente agli studi e al governo. Altri, quelli che fanno solo e soltanto i lavori manuali, invece sono schiavi, o perché prigionieri di guerra o perché sono cittadini che hanno commesso qualche crimine. L’istruzione è pubblica e ognuno può approfondire l’ambito che più gli interessa.

La società

Nell’opera di Moro il nucleo fondativo della società è la famiglia patriarcale, basata sul matrimonio. Il divorzio è previsto, ma solo nel caso di adulterio o nel caso di incompatibilità caratteriale. La famiglia non è solo il nucleo della società, ma anche il nucleo della politica. Le famiglie infatti, come unità, eleggono i magistrati cittadini, che More chiama filarchi. A loro volta i filarchi eleggeranno poi i protofilarchi, che andranno a costituire il Senato insieme a due filarchi, e il Principe, anche lui membro del Senato, la cui carica è vitalizia. Il Senato detiene tutti i poteri2. Anche i semplici cittadini possono partecipare alla vita pubblica tramite assemblee pubbliche.

Il sistema giuridico di Utopia è molto semplice e costituito da poche leggi. Non è prevista la pena di morte, poiché si puniscono i reati gravi con i lavori forzati 3. La sanità è pubblica ed è prevista l’eutanasia. La guerra è permessa solo se di natura difensiva o per finalizzata alla liberazione di popoli sottomessi.

La Città del Sole di Tommaso Campanella – 1602

Puoi leggere gratuitamente La Città del Sole qui.

Organizzazione politica e sociale

La Città del Sole è si trova su un’isola. Circondata da sette cinta murarie (ognuna ha il nome di un pianeta), essa ha un ingresso per ogni direzione cardinale. Al vertice politico della città si trova il Sole o Metafisico, il  sovrano teocratico. Egli è aiutato nel governo da tre principi, Pon, Sin e Mor, che corrispondono a Potenza, Sapienza e Amore. Dunque, il primo è una sorta di ministro della guerra, il secondo un ministro delle scienze e della cultura, il terzo dell’alimentazione e della demografia degli abitanti.

Se in Utopia di More il sistema giuridico è snello, la legislazione prevista per la Città del Sole è asfissiante. Esistono protocolli per qualsiasi aspetto della vita quotidiana, dall’alimentazione all’igiene, all’unione sessuale, regolata da principi eugenetici.

Non esiste la proprietà privata e i beni sono messi in comune. Una giornata lavorativa di sole quattro ore è sufficiente affinché, come scrive Campanella:

[…] la robba non si stima, perché ognuno ha quanto li bisogna.

Formazione e religione

Nella Città del Sole grandissima importanza è data all’istruzione. Il percorso formativo non si basa, tuttavia, sullo sterile nozionismo, ma vale il principio di imparare giocando. La formazione non finisce una volta raggiunta una certa età, ma prosegue per tutta la vita4. Nella città del sole non vi è conflitto tra sapere teoretico e abilità lavorative, ma anzi esse vanno di pari passo.

La religione è di chiara matrice cristiano-cattolica, ma depurata da ogni elemento giudicato da Campanella irrazionale. La  religione della Città del Sole è più simile ad una religione naturale, i cui principi sono il monoteismo, una versione della dottrina della Trinità nella forma dei tre ministeri sopracitati.

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