L’età dell’imperialismo – 1870-1914

imperialismo

In questo articolo illustriamo il concetto di imperialismo e le varie vicende storiche ad esso relative tra il 1870 e il 1914. Troverai le slide complete di tutta questa lezione qui, altrimenti nel corso dell’articolo, troverai le tre parti.

Una definizione complessa

L’uso del termine

Come per tutti i fenomeni storici complessi, anche per l’imperialismo non si può fornire una definizione concisa. Piuttosto, è opportuno proporre un’analisi più dettagliata. In primo luogo il termine si lega a:

  • le mire espansionistiche di Napoleone III;
  • negli anni Settanta dell’Ottocento sta ad indicare la politica espansionistica di Benjamin Disraeli, Primo Ministro britannico che nel 1876 nominò la regina Vittoria Imperatrice delle Indie.
  • In genere poi il termine passò ad indicare la politiche di espansione territoriale della potenze europee e non (Stati Uniti e Giappone) a cavallo tra Ottocento e Novecento.

Le differenze con il colonialismo

È certamente opportuno collegare l’imperialismo al colonialismo. E del resto l’imperialismo è, per alcuni aspetti, la continuazione ed il culmine di quel processo iniziato sin dall’antichità ed esploso poi in seguito alla scoperta dell’America. Riportiamo di seguito una tabella1 che riassume differenti aspetti del colonialismo e dell’imperialismo.

Colonialismo Imperialismo
Epoca Nell’antichità e nell’età moderna tra XVI e XVIII secolo. Periodo compreso tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, grossomodo dal 1870 al 1914.
Causa della colonizzazione Eccesso di popolazione nella madrepatria o ricerca di posizioni strategiche. Sostegno allo sviluppo industriale della madrepatria.
Obiettivo Conquista di colonie per rapinarne i beni (in particolare colonialismo spagnolo del XVI secolo) o per trasferirvi popolazione (colonialismo antico) e sfruttare sistematicamente le risorse della colonia (in particolare colonialismo inglese del Seicento). Conquista o controllo economico su aree ricche di risorse materiali, sfruttamento della popolazione locale. Le colonie diventano aree di sbocco commerciale per i prodotti industriali della madrepatria.
Principali Paesi conquistatori Nell’antichità Greci e Romani, in età moderna Spagna, Portogallo, Inghilterra, Francia, Olanda. Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia, Stati Uniti, Giappone.
Principali terre di conquista Americhe e parte dell’Asia. Africa, Asia.

Concezioni  e considerazioni sull’imperialismo

Vogliamo qui riportare due differenti concezioni dell’imperialismo. La prima è quella solita e retorica che vede nella conquista di nuovi territori e nel soggiogamento di altri popoli una missione civilizzatrice che l’uomo europeo bianco deve portare a termine, un fardello, per utilizzare le parole della poesia di Rudyard Kipling, che si deve addossare.

John Atkinson Hobson (1858-1940), sociologo ed economista inglese, nell’opera Imperialism: a Study (1902) ha condotto il primo studio sistematico sull’imperialismo, assumendo verso di esso un atteggiamento critico. Non già una missione civilizzatrice, quanto un’impresa pilotata dalle oligarchie finanziarie desiderose di aprire nuovi mercati per i propri prodotti e servizi. Il lavoro di Atkinson avrà larga influenza su diversi intellettuali come ad esempio Vladimir Ilic (Lenin) e Hanna Arendt.

Lenin, nel saggio L’imperialismo fase suprema del capitalismo (1917), elenca quelli che lui chiama i cinque principali contrassegni dell’imperialismo, che riportiamo:

1. La concentrazione della produzione e del capitale che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i monopoli con funzione decisiva nella vita economica.

2. La fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo “capitale finanziario”, di un’oligarchia finanziaria.

3. La grande importanza acquistata dall’esportazione di capitale in confronto con l’esportazione di merci.

4. Il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti, che si ripartiscono il mondo.

5. La compiuta ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche.

L’imperialismo è dunque il capitalismo giunto a quella fasi di sviluppo, in cui si è formato il dominio dei monopoli.2

Il contesto politico ed economico

Contesto politico

L’imperialismo nasce in un contesto politico, quello di fine Ottocento, in cui l’equilibrio europeo è sconvolto dall’ascesa di una grande e nuova potenza, la Germania, unificatasi nel 1871. Le grandi potenze europee che già da secoli erano impegnate nel colonialismo, come Gran Bretagna e Francia, cercarono di isolarla diplomaticamente. Ciò sarà chiaramente visibile nel primo decennio del Novecento con le crisi marocchine.

Tuttavia, se rimaniamo negli anni di Bismarck e nei rapporti tra Germania e Francia, si può affermare che il cancelliere tedesco da un lato abbia cercato di dirigere il revanscismo francese verso lo sfogo coloniale, dall’altro abbia cercato alleati in Europa, prova ne è la Triplice Alleanza tra Germania, Austria e Italia del 1882.

A Berlino si legano poi due eventi importanti per la politica internazionale di fine Ottocento:

  • il Congresso di Berlino del 1878, per risolvere la spinosa questione balcanica, zona al centro degli interessi Turchi, Russi e Austriaci. Si decise per l’indipendenza dal dominio turco della Serbia, della Bulgaria e della Romania, mentre la Bosnia-Erzegovina diventava un protettorato austriaco.
  • La Conferenza di Berlino del 1884-1885. Lo scopo di questa conferenza era quello di risolvere situazioni conflittuali che erano sorte o potevano sorgere in relazione ai contrapposti interessi coloniali delle potenze europee. Da questa conferenza si sancì il principio in base al quale l’occupazione di fatto implicava il “possesso” di quella colonia. La statuizione di tale principio ebbe come conseguenza non desiderata quella della corsa all’occupazione di sempre nuovi territori.

 

Contesto economico

Il contesto economico nel quale sorge l’imperialismo è quello della Seconda rivoluzione industriale e della Grande Depressione (1873-1896). Le strategie economiche e politiche che gli Stati adottarono per fronteggiare questa crisi furono sostanzialmente basate sull’intervento statale nell’economia, al fine di rifocillarla e proteggerla. Assistiamo così all’aumento delle barriere e delle tariffe doganali, misura certamente protezionistica, come pure al sistema delle commesse statali, attraverso le quali lo Stato finanzia la produzione industriale, in particolare quella pesante-bellica.

Proprio il protezionismo poi è un ulteriore spinta verso l’imperialismo, in quanto si cercavano territori, magari ricchi di materie prime, non protetti da dazi doganali. La Cina, ad esempio, come vedremo, sarà obbligata dalla Gran Bretagna e dal Giappone ad aprire i suoi porti commerciali.

Slide – Imperialismo: definizione, concezioni e contesto


Slide – Imperialismo: definizione, concezioni e contesto

Video – lezione di sintesi 1

Imperialismo e spartizione di Africa e Asia

In Africa

La vicenda del Canale di Suez –  1846-1882

Sin dall’antico Egitto, almeno stando ad Erodoto, l’idea di collegare il Mar Mediterraneo – e dunque l’Occidente – con l’Oceano Pacifico – e dunque l’Oriente – attraverso il taglio del Canale di Suez, fu caldeggiata, o almeno immaginata da molti, compreso Napoleone durante la sua spedizione in Egitto. Tuttavia è solo nell’Ottocento, e precisamente nel 1846, che in Francia venne fondata la Societé détudes du Canal de Suez , i lavori iniziati poi nel 1854, in seguito all’accordo tra il visconte Ferdinand de Lessep e il viceré d’Egitto Mohammed Said. Si trattava evidentemente della maggiore opera ingegneristica dell’Ottocento che avrebbe dimezzato il tempo del viaggio e decuplicato i commerci. Anche i costi furono abnormi: 200 milioni di franchi, dei quali 70 furono forniti dalle casse egiziane.

I lavori per la realizzazione del Canale di Suez - 1860
I lavori per la realizzazione del Canale di Suez – 1860

La Gran Bretagna si era sempre opposta alla realizzazione del canale. La Francia infatti possedeva gran parte dell’Africa occidentale (Algeria Marocco, Tunisia), e la costruzione del canale avrebbe di fatti permesso ai Francesi di estendere la propria influenza anche all’Africa orientale. Così, con grande opportunismo, la Gran Bretagna si offrì di rimpinguare le dissanguate casse egiziane, assumendone così il controllo finanziario. Poi nel 1882 i britannici occuparono direttamente lo stesso Egitto per sedare alcune rivolte nazionalistiche guidata dal leader Arabi Pascià, ottenendo così il controllo del canale, controllo che mantennero sino al 1954.

 FOCUS – Gli Italiani del canale di Suez

Nella storia del Canale di Suez un ruolo importante è stato svolto dagli italiani ed in particolare:

  • L’Ingegner Luigi Negrelli, autore del progetto del canale, che però morì nel 1858. Il progetto fu comprato da Lesseps dalla vedova di Negrelli per una cifra molto inferiore al suo valore.
  • L’Ingegner Edoardo Gioia, il sovrintendente di tutto il cantiere, coordinatore degli oltre 35000 operai, ingegneri, tecnici coinvolti nella costruzione del canale.
  • Infine, Giuseppe Verdi, che scrisse l’Aida proprio per celebrare la chiusura dei lavori del canale. L’Aida infatti andò per la prima volta in scena nel 1871.

La Guerra anglo-boera in Sudafrica – 1889-1902

L’odierno Sudafrica, noto come Colonia del Capo, era stato colonizzato per la prima volta dagli Olandesi nel Seicento, per poi passare sotto il controllo britannico durante le guerre napoleoniche. Tuttavia, i Boeri3, ovvero i discendenti degli Olandesi, avevano già fondato le repubbliche indipendenti di Orange e Transvaal, nelle quali si scoprirono ricchissimi giacimenti auriferi e di diamanti intorno alla metà degli anni Ottanta dell’Ottocento.

La Gran Bretagna aveva da poco fondato la Rhodesia, una zona vicina alle due repubbliche boere, grazie all’intraprendenza del ricco affarista Cecile Rhodes. Da lì, attratti dalle ricche miniere dell’Orange e della Transvaal, molti coloni britannici – i cosiddetti uitlander –  migrarono cercando di arricchirsi. Tuttavia, mal visti e poco sopportati dalla popolazione boera, essi furono vittime di episodi discriminatori. La situazione si esacerbò sino al conflitto vero e proprio. La Guerra anglo-boera scoppiò nel 1889 e si concluse sol nel 1902 con la vittoria britannica. Nel 1910 sarebbe nata l’Unione Sudafricana, che raccoglieva la Colonia del Capo come pure le due ex repubbliche boere, oramai in mano britannica.

Lo scenario della Guerra anglo-boera - 1889-1902
Lo scenario della Guerra anglo-boera – 1889-1902. Fonte: Zanichelli

Il Congo belga

Probabilmente l’episodio di colonizzazione imperialistica più moralmente riprovevole fu quello del Belgio nei confronti del Congo. La storia della colonizzazione belga del Congo parte dall’iniziativa del re belga Leopoldo II (1865-1909). Durante la Conferenza di Berlino ottiene la facoltà di occupare lo Stato Libero del Congo. Il Belgio dunque occupa quella regione, finanziando quest’impresa sopratutto attraverso la ricchezze personali del re. Leopoldo II, intenzionato a recuperare quelle ricchezze, avvia una serie di imprese commerciali riguardanti sopratutto il caucciù a l’avorio. La raccolta e l’ottenimento di questi beni grava sulla popolazione locale, costretta a lavorare con metodi odiosi, di cui Banti ci fornisce un quadro desolante:

I metodi usati per indurre la popolazione a lavorare sono di questo tipo: un funzionario ha a disposizione un numero variabile di soldati, in gran parte sono africani reclutati sul posto e comandati da bianchi; li manda in un villaggio per costringerne gli abitati a lavorare; appena i soldati arrivano, gli uomini del villaggio scappano; i soldati catturano le donne; poi si manda a chiedere un riscatto agli uomini, che consiste in determinate quantità di caucciù o di avorio […] gli uomini sono costretti a tornare e a organizzare la raccolta richiesta dai bianchi. Quando le popolazioni locali non lavorano ai ritmi prestabiliti, viene usata – su scala di massa – la tecnica della mutilazione ([…] orecchi, mani, piedi), come forma di punizione, sia dei lavoratori considerati pigri, sia di loro congiunti (donne e bambini). […] il ricorso alle frustate o all’incatenamento è del tutto normale.4

Un nefasto bilancio

La seguente cartina mostra la spartizione coloniale nel 1914, alla fine quindi dell’imperialismo e all’inizio della Prima Guerra Mondiale.

Le colonie africane nel 1914
Le colonie africane nel 1914

Il grafico sottostante mostra il calo demografico delle popolazioni locali di alcune regioni africane in seguito alle politiche coloniali-imperialiste delle potenze europee. Significativo il caso del Congo, dominato dal Re Leopoldo II del Belgio: circa 10 milioni di abitanti in meno, una cifra superiore di quella dell’Olocausto.

Slide – Africa


Slide sull’Africa

Video – lezione di sintesi 2

In Asia

L’India dalla ribellione dei sepoy al Congresso Nazionale Indiano

 La rivolta dei sepoy e la fine della Compagnia delle Indie Orientali – 1857-1858

La Gran Bretagna aveva ridotto l’India a sua colonia sin dal Settecento. Il governo della colonia era esercitato attraverso la Compagnia delle Indie Orientali, che controllava un territorio vastissimo comprendente, oltre all’India, anche il Pakistan e il Bangladesh, per un totale di 200 milioni di individui.

La Compagnia delle Indie Orientali cercò di modernizzare l’India, imponendo legislazione, usi e costumi occidentali. La popolazione recepì male questo tentativo di trasformazione, che avrebbe demolito il tradizionale sistema delle caste. Nel 1857 scoppiò quindi la rivolta dei sepoys5(1957-1958). La Gran Bretagna represse la rivolta, assunse la sovranità diretta sull’India e sciolse la Compagnia.

L’amministrazione britannica e la nascita del Congresso Nazionale Indiano – 1858-1910

La nuova amministrazione diretta britannica fu certamente più cauta rispetto a quella della Compagnia e non si propose lo sconvolgimento dell’ordine sociale tradizionale. Si andò sviluppando una classe media indiana istruita di professionisti. I maggiori sforzi furono dedicati alla costruzione di infrastrutture e di opere pubbliche. Nel 1876 la regina Vittoria assunse anche il titolo di Imperatrice dell’India, proprio perché quest’ultima colonia si era tramutata nel più prezioso gioiello dell’impero coloniale britannico. I miglioramenti delle condizioni di vita degli Indiani riguardarono però solo e soltanto una parte minoritaria. Circa l’80% della popolazione viveva in aree rurali che non furono interessate da alcuna riforma, ma anzi già eccessivamente appesantita da un regime fiscale fin troppo rigido. Inoltre il vantaggio dell’industria tessile britannica fece crollare quella locale.

Sarà proprio dalla sopracitata classe media locale che sorgerà, nel 1885,  il Congresso Nazionale Indiano, che, almeno agli inizi non aveva la natura di un partito politico. Tuttavia, in quanto assemblea, il Congresso cercava di esporre gli interessi Indiani al Parlamento britannico, richiedendo una rappresentanza. La tiepida, se non disinteressata risposta britannica alle istanze indiane favorì una linea più radicale, personificata da Bal Gangadhar Tilak (1856-1920). Sotto la sua guida il desiderio di indipendenza prese forme più vivide, come alcune episodi di violenza verso i funzionari britannici. Gli Inglesi risposero in maniera duplice: se da un lato repressero le espressioni più violente, dall’altro lasciarono maggior spazio alle autonomie locali.

Cina: dalle guerre dell’oppio alla rivolta dei boxers

Le Guerre dell’oppio – 1839-1860

Come abbiamo visto, la Cina sollevava l’interesse di diverse potenze imperialistiche, come Russia, Giappone e Gran Bretagna. La Cina era già allora la regione più popolosa del mondo, con circa 400 milioni di abitanti. Pur avendo un enorme potenziale economico, essa rimaneva fragile, governata dalla dinastia imperiale Manciù i cui funzionari, i mandarini, erano malvisti da tutta la popolazione. Proprio questo malcontento fu la causa di una serie di rivolte contadine tra il 1849 e il 1868, prontamente represse.

La Cina, come il Giappone, era inoltre totalmente isolata da rapporti commerciali e diplomatici con l’estero, ad eccezione dei rapporti con la Gran Bretagna. Attraverso l’unico porto aperto ai commerci stranieri, quello di Canton, nella prima metà dell’Ottocento i rapporti tra Cina e Gran Bretagna crebbero. In particolare agli inglesi interessava importare tè, porcellana e seta, mentre la domanda cinese premeva per un solo bene, l’oppio.

In realtà, il consumo di oppio, uno stupefacente, era diventato una vera e propria piaga sociale per il governo cinese, che lo definiva O-Fu-Jing, il veleno nero.  La Gran Bretagna infatti esportava in Cina dall’India attraverso la Compagnia delle Indie. Il governo cinese, dal canto suo, voleva porre all’importazione di questo prodotto. La divergenza di interessi tra Cina e Gran Bretagna portarono ai conflitti noti come Guerre dell’oppio (1839-18426 e 1856-1860). Entrambe le guerre furono vinte dalla Gran Bretagna e segnarono la forzata apertura della Cina ai commerci con l’Occidente.

La rivolta dei boxers – 1899-1900

I successivi decenni, sino al 1900, non furono propizi per la Cina, pressata dalle potenze occidentali, come pure dal Giappone. La Gran Bretagna infatti occupò la Birmania, mentre la Francia occupò l’Indocina, per poi estendere la sua influenza nei decenni successivi al Vietnam, al Laos e alla Cambogia.

Il Giappone, dal canto suo, era interessato alla Corea e alla Manciuria. Ne seguì un breve guerra che durò dal 1894 al 1895: il Giappone otteneva l’isola di Formosa e la penisola del Liaodong, come pure l’apertura di quattro porti commerciali.

Le continue angherie e sconfitte nutrirono sentimenti nazionalisti e xenofobi in Cina. Questi sentimenti trovarono espressione nella rivolta dei boxer, così chiamati dal nome originale della Società di giustizia e concordia, ovvero Pugni di giustizia e concordia, fomentata dall’imperatrice Tsu-hsi. Durante questa rivolta i boxer presero di mira i centri di diffusione del cristianesimo, massacrando i loro stessi connazionali convertitisi, come pure assaltarono le sedi delle delegazioni straniere a Pechino. La rivolta dei boxer finì con una dura repressione da parte delle forze congiunte delle potenze imperialistiche.

Slide – India e Cina


Slide – India e Cina

Video-lezione di sintesi 3

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