Il pensiero di Agostino d’Ippona – 354-430

Agostino cover

In questo articolo trattiamo il pensiero di Agostino d’Ippona, filosofo e teologo di origine africana e padre della Chiesa.

Biografia e opere

Biografia

Agostino è uno di quei filosofo, diversamente da molti altri la cui filosofia è strettamente legata, o si potrebbe meglio dire innescata, dalle esperienze della vita. Di conseguenza è importante riportarne alcuni accenni biografici.

Agostino nacque nel 354 a.C. a Tagaste, nell’odierna Algeria. I genitori erano Patrizio, pagano, e Monica, cristiana che verrà poi beatificata. La formazione di Agostino è dedicata alla retorica e alla grammatica. La sua giovinezza è segnata dall’irrequietezza e dalla dissolutezza: convisse ed ebbe un figlio con una donna più anziana di lui di 15 anni. Tuttavia la lettura dell’Ortensio ciceroniano, che era un invito alla filosofia, lo avvicinò ai problemi del pensiero. A diciannove anni aderì al manicheismo e iniziò ad insegnare retorica a Cartagine.

MANICHEISMO

La crisi spirituale e la dedizione al cristianesimo

Nel frattempo approfondì da autodidatta lo studio della filosofia. Cercò invano di ottenere a Roma il ruolo di insegnante di retorica, ma non ottenendola la cercò e la ottenne a Milano.  A Milano Agostino visse un’importante La crisi spirituale che lo portò ad abbandonare il manicheismo  per convertirsi, anche sotto l’influenza della madre Monica e del vescovo Ambrogio, al cristianesimo, della cui dottrina diventerà uno dei padri. 

Dal momento della conversione Agostino si impegna in una strenua ricerca di Dio nella forma di un’analisi interiore, esistenziale, religiosa e filosofica. L’opera più rappresentativa e nota di Agostino, Le Confessioni, deve esser letta e compresa proprio all’insegna di questa ricerca. Come scrive ***:

Le Confessioni possono allora essere lette come un modo per ripercorrere il cammino, biografico e intellettuale, che ha condotto Agostino fino alla decisiva conversione alla religione cristiana e alla maturazione della propria via alla riflessione filosofica.

Al centro delle Confessioni, infatti, si colloca l’episodio della conversione alla piena fede nel Dio cristiano, che rappresenta in un certo senso anche il più importante tra i tanti mutamenti del punto di vista che si ripetono continuamente nella sua vita e nel suo pensiero. Un mutamento che non fissa la ricerca agostiniana in una sintesi definitiva: subito dopo la conversione, infatti, Agostino afferma di non avere più alcun dubbio sull’esistenza di Dio, per chiedersi tuttavia nelle righe successive che cosa sia quel Dio di cui e a cui parla. La ricerca si riapre, è cambiato il punto di vista, si è avuta l’esperienza della conversione, ma la ricerca deve comunque riprendere.1

Nel 395 fu ordinato vescovo di Ippona e si dedicò, oltre alla ricerca filosofica, alla confutazione di alcune eresie. Morì nel 430.

Opere

La ricerca filosofica come ricerca di Dio

Come si è già detto la filosofia di Agostino nasce come esigenza personale di chiarimento del divino. Nei Soliloqui Agostino dichiara di voler conoscere nessun’altra cosa se non Dio e l’anima. Queste ricerche sono per Agostino un tutt’uno, dato che l’animo umano è desideroso di cercare è trovare Dio.

Da questo punto di vista Agostino non ritiene religione e filosofia come due sistemi inconciliabili, ma anzi esse perseguono lo stesso scopo che è appunto la ricerca della verità di Dio che l’anima è ansiosa di apprendere. La formula che Agostino usa e che sintetizza è Crede ut intelligas et intellige ut credas (Credi per comprendere e comprendi per credere).

L’uomo dunque ricerca la verità che è Dio e in questo senso ama Dio. Anticipando gli argomenti cartesiani, aerma che non di essere in errore su tutto, dato che quanto meno, l’uomo che dubita, dato che dubita, esiste. Di conseguenza l’uomo ha un qualche rapporto con la verità. Ma la verità è Dio, quindi l’uomo è ricercatore di Dio. Dio dal canto suo illumina l’uomo con la verità. Dio è quello che Agostino definisce dator intelligentiae, colui che conferisce la comprensione. Per Agostino, che in ciò risente l’influsso di un certo platonismo, negli uomini esistono dei criteri di giudizio ed azione i quali non possono provenire dal mondo, che è mutevole, ma devono venire da Dio.

Secondo Agostino inoltre l’uomo tende naturalmente ad amare e cercare Dio in quanto, come Dio, l’uomo ha una struttura trinitaria a cui corrispondono tre facoltà. Esse sono:

  • la memoria: il fatto che l’anima sia presente a se stessa (potremmo dire l’identità);
  • l’intelligenza;
  • l’amore.

Il problema del male, la libertà e la grazia

Si deus est, unde malum?

Un problema fondamentale affrontato da Agostino è quello dell’esistenza del male. Davanti alla rivelazione cristiana di un Dio onnipotente infatti, Agostino si era sentito costretto ad abbandonare il manicheismo; ma se Dio è davvero onnipotente come è possibile che il male si dia? Si deus est, unde malum?

La soluzione di Agostino, ovvero la non sostanzialità del male, presenta due componenti. In primo luogo esiste un male strettamente necessario che si lega alla gerarchia ontologica: da Dio agli essere inferiori, il male è quel necessario scarto metafisico tra superiore e inferiore. Questo è un male necessario, costitutivo del mondo e pertanto alla fine si dimostra essere un bene perché funzionale ad un mondo creato da un essere sommamente buono.

Il male come privazione

In secondo luogo – ed in questo caso si parla di male morale – il male consiste nel peccato, inteso come mancanza della volontà di ricercare Dio, idolatrando cose inferiori. Anche in questo caso il male è una privazione, dunque non sostanziale.

Ovviamente se l’uomo può peccare è perché Dio gli ha conferito, secondo Agostino, il libero arbitrio. Del resto, come
sostiene Agostino nell’opera
Sul libero arbitrio, senza la precondizione della libertà, non è nemmeno pensabile la possibilità di scegliere il bene e rifuggire il peccato.

Il problema della grazia

Ovviamente la questione del libero arbitrio rimanda a quella della grazia . La tematica della grazia in Agostino è molto trattata e si potrebbe dire sofferta. Agostino infatti sembra oscillare tra una concezione della grazia tale che essa possa essere concepita come premio per l’uomo buono (concomitanza dell’azione umana e di quella divina) che dunque così si salva, e una concezione della grazia come concessione divina che fa dell’uomo un buon cristiano e lo salva. In altri termini non è chiaro in Agostino se la grazia sia condizione necessaria e sufficiente o solo necessaria per la salvezza.

Il problema del tempo

Un altro problema affrontato da Agostino riguarda la natura del tempo. Ovviamente ci si può chiedere cosa facesse Dio prima della creazione2.

La soluzione che Agostino propone è quella di affermare che la creazione comprende anche il tempo stesso, e di conseguenza non ha molto senso chiedere cosa facesse Dio prima della creazione, perché è con la creazione
distinguere tra prima e dopo. Il tempo per Agostino è semplicemente un modo di sentire dell’anima, e più in particolare una misurazione.

La Città di Dio

Nel 410 d.C. una Roma oramai in declino veniva saccheggiata dai Goti guidati da Alarico. Questo fatto suscitò un’eco
ed una preoccupazione molto forte nell’Impero e molti videro nell’indebolimento di Roma un effetto del diffondersi dei principi del cristianesimo.

Agostino, da apologeta del cristianesimo, non tollera che i cristiani facciano da capro espiatorio e scrive il De Civitate Dei, opera in cui oppone a Roma, la città secolare, la famosa città di Dio: la città terrena – Agostino prende come esempio Roma, ma il discorso si può estendere al mondo intero – è abitata da coloro i quali inseguono solo una sete di potere e l’egoismo, mentre invece la città di Dio è abitata da coloro i quali hanno solo sete di Dio e lo ricercano.

Polemiche contro gli eretici

Agostino, in qualità di teologo e padre della Chiesa, è molto noto anche per aver partecipato attivamente ad alcune polemiche sorte in relazione alla nascita di dottrine eretiche come il donatismo ed il pelagianesimo.

Contro il donatismo

Partendo dal donatismo, movimento scismatico che sostene- va che la Chiesa, in quanto comunità di perfetti, non deve in nessun modo entrare in contatto con l’autorità temporale eche i sacramenti amministrati da sacerdoti reputati indegni non avevano alcun valore.

DEF DONATISMO

All’inizio della polemica, Agostino cercò di comportarsi in modo accomodante ed amichevole, mandando ai donatisti inviti e ambasciatori. I donatisti tuttavia risposero prima con il silenzio e poi con la violenza. Dal punto di vista teologico, Agostino rispose che in primo luogo non è la dignità personale del sacerdote a poter invalidare il
sacramento, che è valido in quanto è Dio che agisce direttamente mediante esso. In secondo luogo, voler isolare la Chiesa e minarne la gerarchia non è ammissibile. poiché così si nega ad essa il suo ruolo storico

Contro il pelagianesimo

Per quanto riguarda il pelagianesimo, questa dottrina eretica negava che il peccato originale avesse in qualche modo minato la possibilità dell’uomo di agire per il bene. Ne forniamo una definizione:

DEF PELAGIANESIMO

Accogliere questa tesi significava sostanzialmente eliminare l’opera di redenzione di Dio. Infatti, secondo Agostino, Adamo, prima di compiere il peccato originale era nella condizione di poter non peccare (posse non peccare). In seguito al suo peccato egli ha in qualche modo dannato l’intero genere umano – che Agostino definisce ‘massa dannata’ – che di conseguenza si trova nella condizione di non poter non peccare (non posse non peccare). Solo l’azione salvifica di Dio può far raggiungere agli uomini quello stato di grazia nel quale non è possibile peccare (non posse peccare) .

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