Il sistema coloniale spagnolo e portoghese

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In questo articolo illustriamo il sistema coloniale della Spagna e del Portogallo nel continente americano nel Cinquecento.

Abbiamo visto come Spagna Portogallo, grazie alle esplorazioni, siano state le prime potenze a costruire un impero coloniale a partire dal Cinquecento. Lo sfruttamento di queste colonie garantì l’afflusso di immense ricchezze, minerarie e non, al costo della schiavizzazione degli Indios.

Il sistema coloniale spagnolo: le encomiendas

La conquista dei nuovi territori nelle Americhe permise agli Spagnoli di importare massicce quantità di metalli preziosi. Messico e Perù in particolare erano regioni ricchissime di oro. I conquistatori utilizzarono ovviamente la manodopera locale. Forti delle armi, gli Europei schiavizzarono gli Indios costringendoli a lavorare come minatori. Intorno alle miniere sorgevano vere e proprie cittadine abitate da schiavi. Quando un giacimento terminava, i lavoratori da minatori si trasformavano in contadini.

La colonizzazione spagnola ebbe le sue peculiarità, che devono esser fatte risalire alla stessa società spagnola del Cinquecento. La Spagna del Cinquecento presentava ancora una struttura economica e sociale basata sul vincolo feudale. Cosicché anche nelle Americhe tale sistema fu implementato, attraverso l’istituzione delle encomiendas (affidamenti). Ogni colono, detto encomendero, possedeva un appezzamento di terra più o meno vasto. Il compito del colono era quello di coltivare la terra e di convertire e proteggere gli Indios. Questi avrebbero dovuto ricambiare l’encomendero attraverso il lavoro.  Come è facile intuire, in realtà la vita degli Indios fu un vero e proprio inferno, ridotti alla schiavitù e soggetti ad ogni tipo di maltrattamento e disagio. Le leggi di Burgos del 1512 cercarono di limitare lo sfruttamento e la schiavizzazione degli Indios, limitando i poteri degli enomenderos, ma ebbero scarso impatto.

La denuncia di Bartolomé de Las Casas e la Giunta di Vallaloid

Nella mentalità e nella cultura europea, gli Indios non erano considerati esseri umani. Questo non valeva soltanto per il popolo, ma era un’idea diffusa anche tra gli intellettuali. Dunque il colono europeo non aveva remore morali a schiavizzare e a maltrattare il nativo americano. L’unica voce che si sollevò per protestare contro il terribile sfruttamento degli Indios fu quella del missionario spagnolo Bartolomé de Las Casas (1484-1566), che fu anche vescovo in Guatemala. Bartolomé de Las Casas per circa vent’anni, anche con lo scritto Brevissima relazione sulla distruzione delle Indie (1539) cercò di informare e convincere Carlo V a prendere provvedimenti in tal senso.

Si arrivò così alla Giunta di Vallaloid del 1550-1551, il cui tema fu principalmente quello di porre una base giuridica per la conquista e la sottomissione delle popolazioni americane. Si trattava in altri termini di definire lo statuto teologico giuridico di quelle popolazioni e trarne una linea di condotta. De Las Casas, sosteneva che gli Indios fossero miti, inoffensivi, desiderosi di apprendere i costumi e la religione occidentale. Dall’altro lato Juan Gínes de Sepúlveda, autore del Trattato sopra le giuste cause della guerra contro gli Indi (1547) rappresentava gli Indios come omuncoli debosciati, crudeli, cannibali e vigliacchi.

Il sistema coloniale portoghese

Il sistema coloniale portoghese fu molto differente da quello spagnolo. Il Portogallo non si concentrava sulla conquista e sulla creazione di latifondi, ma sulla conquista di zone relativamente piccole, per lo più costiere, dove i colonizzatori fondavano, a distanze regolari, avamposti e scali commerciali. Nel processo di espansione coloniale portoghese bisogna certamente ricordare il navigatore Alfonso de Albuquerque (1453-1515), che nei primi decenni del Cinquecento conquistò molti importanti snodi commerciali nell’Oceano Indiano, come l’Indonesia, lo Sri Lanka e Goa. La colonizzazione portoghese arrivò anche in Cina dove venne fondata Macao. I Portoghesi non si limitarono tuttavia alla sola conquista di avamposti: nel 1549 il Brasile divenne provincia del regno.

Le missioni e le reducciones

L’istituzione di riferimento relativa al sistema coloniale portoghese fu certamente la missione. La missione, intesa come conversione delle popolazioni esotiche al cattolicesimo. Questa direzione del resto era chiara sin dal 1454 con la bolla Romanus Pontifex di Papa Niccolò V, che invitava i Portoghesi a compiere le esplorazioni in nome della cristianità. Dopo quarant’anni, in occasione del Trattato di Tordesillas, anche papa Alessandro VI incaricò Spagnoli e Portoghesi di procedere alla conversione delle popolazioni conquistate.

Le missioni vennero per lo più affidate ai Gesuiti, che nelle Americhe instaurarono le cosiddette reducciones, delle comunità di Indios intorno ad una Chiesa centrale. Queste comunità venivano ovviamente gestite dai Gesuiti. Gli Indios lavoravano e praticavano la religione. Le condizioni di vita degli Amerindi nelle reducciones furono certamente migliore di quelli che vivevano nelle encomiendas.

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