Lo scetticismo antico – IV sec. a.C. – III sec. d.C.

Scetticismo cover

In questo articolo illustriamo lo scetticismo, scuola di pensiero ellenistica i cui maggiori rappresentati furono Pirrone e Sesto Empirico.

Pirrone e lo scetticismo

Il fondatore dello scetticismo fu certamente Pirrone di Elide (365-270 a.C.). Pirrone non ha lasciato alcuno scritto filosofico, dunque, come per molti filosofi antichi, quello che sappiamo di lui proviene da testimonianze indirette e posteriori. Nel caso di Pirrone tali testimonianze provengono da Sesto Empirico, Cicerone, Dioegene Laerzio e Timone di Fliunte, unico tra questi ad essere un diretto discepolo.

Interessante è trattare la biografia di Pirrone, seppure in maniera molto sintetica. Pirrone, insieme ad Aristarco, avrebbe accompagnato Alessandro Magno nelle sue spedizioni in Oriente. Questa esperienza sarebbe stata fondamentale per lo sviluppo del suo pensiero. Pirrone ha infatti modo di conoscere i maestri indiani, che il mondo greco chiamava gimnosofisti (letteralmente: coloro che raggiungono la sapienza tramite il corpo). La considerazione di culture così differenti portò Pirrone a sviluppare una filosofia profondamente relativistica, lo scetticismo, che almeno nella sua fase iniziale si chiamerà proprio pirronismo.

Il termine scetticismo deriva dalla parola greca sképsis, che definiamo di seguito.

Sképsis
Il termine significa letteralmente ricerca ed ha un’accezione duplice. Da un lato sta ad indicare genuinamente la ricerca, che parte sempre dal porre una domanda, da affrontare un problema. Nella seconda accezione, il termine indica invece un atteggiamento dubitante, che culmina nella consapevolezza dell’impossibilità di dare risposte definitive.

Lo scetticismo come filosofia ellenistica

Bisogna certamente porre la scuola scettica nel solco delle filosofie ellenistiche. Come tale, essa non si concentra su problemi teoretici o politici, ma vuole, proprio come l’epicureismo e lo stoicismo, assicurare l’assenza di turbamento. Sebbene vi sia comunanza di intenti tra lo scetticismo e le altre due maggiori scuole ellenistiche, non vi è tuttavia comunanza di metodo. Infatti, l’epicureismo forniva principi con i quali cercare di ottenere la serenità esistenziale, come il tetrafarmaco o le massime del maestro. Lo stoicismo, dal canto suo, si concentrava sul concetto di dovere.

La scuola scettica proponeva invece un totale disinteresse verso alcunché. Se è vero che il turbamento dell’animo deriva dall’inseguire o dallo sfuggire qualcosa, allora solo attraverso l’inazione è possibile ottenere uno stato armonioso e inturbabile. Differentemente dall’epicureismo e dallo stoicismo quindi, lo scetticismo non propone alcuna ricetta, non fornisce nessuna indicazione. Questa soluzione è sintetizzata da Sesto Empirico (180-220 d.C.), filosofo greco, che scrisse:

Né perseguire né evitare alcunché.

Non si tratta quindi di desiderare o sfuggire le cose (che una certa filosofia ci dice siano) giuste, ma non desiderare né sfuggire niente, nella completa indifferenza verso il mondo.Questa irrilevanza valoriale si riflette anche nell’organizzazione della scuola scettica. In essa non esisteva una organizzazione gerarchica né precetti o massime a cui attenersi e seguire.

Critica scettica delle forme di conoscenza e delle filosofie

Sesto Empirico è anche il filosofo scettico della produzione più vasta. Non possiamo non citare l’opera Adversus Mathematicos (“Contro coloro che insegnano le discipline”, titolo greco Πρὸς μαθηματικούς). In quest’opera Sesto Empirico critica le più tradizionali e comuni forme di conoscenza.

  • Deduzione e induzione. La deduzione contiene le conclusioni già nelle premesse, dunque non amplia la conoscenza. Le conclusioni dell’induzione non possono estendersi a tutta la casistica possibile, che può sempre contraddirle, anche con un solo controesempio.
  • Il principio di causa effetto. Non è chiaro come le cause possano preesistere agli effetti (v. anche Hume).
  • Le sensazioni. Per gli scettici le sensazioni possono essere sempre ingannevoli.

 

Allo stesso modo lo scetticismo si scontra contro le altre scuole filosofiche. La critica di quest’ultime parte dalla considerazione che ognuna di loro propone una certa verità, affermando che tutto ciò che è diverso da essa è falso. Tuttavia, nessuna tesi filosofica di una certa scuola ha prevalso sull’altra. Questo sta ad indicare che. a ben vendere, non esista una verità, giacché se tutte le scuole avessero ragione, ne esisterebbero molteplici, anche contraddittorie tra loro stesse.

Epoché e tropi

Davanti alla molteplicità delle presunte – ma non tali – verità proposte da questa o quella scuola filosofica, lo scettico assume un atteggiamento del tutto peculiare che consiste nellepoché, nozione che definiamo di seguito.

Epoché
Il termine significa letteralmente sospensione (del giudizio). Nella scuola scettica tale atteggiamento non è soltanto teoretico, ma ha anche una valenza etica e pratica. Davanti a domande riguardanti la felicità o il senso della vita, il saggio scettico deve rimanere impassibile. Non esistono risposte vere per quelle domande, dunque il cercare di trovare risposte è soltanto fonte di turbamento. L’epoché, con l’età moderna e contemporanea, ha assunto via via importanza. In ambito teoretico e scientifico è stato assunto come principio metodologico da Descartes, Newton ed altri scienziati, che non intendevano andare le evidenze razionali o empiriche nelle loro conclusioni.

I seguaci dello scetticismo attraverso questa afasica sospensione del giudizio e dell’interesse intorno al mondo reputavano così di poter ottenere il tanto agognato equilibrio. Certamente l’esercizio dell’epoché, che comporta afasia e silenzio, non era facile. Gli stessi scettici si rendevano conto che è molto difficile sottrarsi alle domande esistenziali. Un modo per allenarsi a farlo era quello dei tropi. I tropi non erano altro che argomentazioni contro l’idea che vi possa essere un qualche tipo di verità. Ad esempio, contro le veridicità delle sensazioni (primo tropo), gli scettici argomentano che animali diversi hanno sensazioni diverse. L’uomo vede meglio del gatto, ma peggio dell’aquila. Il cane ha un odorato e un udito molto più fini dell’uomo e così via. Ne segue che il sentire dipende dalla qualità dell’organo di senso, da gli scettici concludono che non vi sia una sensazione che colga veramente l’oggetto, ma solo sensazioni relative.

Nichilismo e conservatorismo

Non a torto si può parlare di nichilismo a proposito dello scetticismo. Lo scetticismo infatti si configura come un’indifferenza verso qualsiasi dottrina o supposto valore morale. Possono darsi contesti nel quale il saggio scettico debba comunque esprimersi o decidere per una condotta. In quel caso si rifarà alla tradizione, alle consuetudini, conformandosi alla maggioranza.

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